Piattaforma: PS3, 360, Windows (giocato) Data di Uscita: 5 ottobre 2010/ agosto 2013 PC
Sono sempre stato un grande fan della saga dei Castlevania ed in genere misto nato da Symphony of the Night e Metroid chiamato Metroidvania è uno dei miei preferiti. Nel vedere la saga di Castlevania rebootata in uno stile ancora più grimdark, ma d’azione, mi sono un po’ insospettito. Dopo innumerevoli saldi di Steam ho finalmente trovato il tempo ed il coraggio di recuperare questa saga.
Tutto a puttane
Essendo un Reboot, ci ritroviamo con questo capitolo agli inizi di tutto, nei panni di Gabriel Belmont. La storia non parte proprio nei migliori dei modi: un potente incantesimo ha separato la Terra dal regno dei cieli e milioni di anime dei deceduti sono così bloccate nel nostro mondo e non possono accedere al paradiso. La moglie di Gabriel è morta di recente e sarà lei, con il suo forte legame con il marito a guidarlo nelle sue peripezie, per cercare di compiere il triplice compito di salvare l’umanità, le anime e potersi riunire con il suo amato. Per fare ciò sarà necessario sconfiggere dei tizi brutti e cattivi che possiedono immenso potere e farlo proprio così da poter spaccare questo incantesimo una volta per tutte. La trama non decolla mai troppo, con gli eventi narrati in duplice modo: in parte dalla voce narrante di Patrick Stewart all’inizio di ogni livello ed in parte da filmati in game nei livelli stessi da Gabriel e qualche NPC che apparirà in specifici livelli. La storia dovrebbe essere una tragica spirale per Gabriel che si lascia sempre più andare al suo lato oscuro ma….. è fatta un po’ maluccio. Gli eventi importanti sono solo abbozzati, la natura solitaria dell’azione lascia poco spazio al dialogo per formare una qualche sorta di relazione… è peggio di quel che potrebbe essere in realtà. La narrazione degli eventi è fatta davvero male, con molte cose che appaiono quasi per caso, senza un contesto adeguato e mescola parecchi cliché in un minestrone a tratti insensato. Tra l’altro, il gioco come uscì su PS3 e 360 finisce “non finendo”, con un epilogo che crea più confusione che altro. Questo viene rimediato con due DLC, che sono incluse nella versione per PC, che aggiungono pezzi di storia ben più interessante rispetto a quella del gioco principale e che formano un legame migliore tra il finale del gioco e l’epilogo post titoli di coda.
Azzannare alla gola God of War
Castlevania era in principio un gioco d’azione a scorrimento laterale. Poi si è arricchito di elementi simil RPG e di una mappa complessa in 2D da navigare. Poi si è un po’ perso per strada sulle console una volta che le 3 dimensioni sono diventate la norma, producendo capitoli mediocri in tutto e per tutto non riuscendo più a trovare una sua anima. Con Lords of Shadows il gioco si piazza definitivamente nel filone dei giochi d’azione alla God of War, quindi “lento”, metodico, violento, con QTE e con puzzle accidentali per proseguire. Gabriel combatte non con la classica frusta dei Belmont dei vecchi capitoli, ma con una catena, che riposa all’interno di un’elsa a forma di croce e che ha un effetto su schermo simile a quello di una frusta, ma molto più spettacolare.
I comandi sono classici: attacchi leggeri e pesanti si alternano e si combinano per formare attacchi speciali, c’è un tasto per la parata, uno per la schivata ed andando avanti nel gioco ci saranno due poteri magici governati da due metri di enegia che donano ancora altre mosse al personaggio e gli danno la possibilità di recuperare energia vitale ad ogni colpo o di infliggere ancora più danni. Saper amministrare queste due fonti magiche è il segreto per vincere a difficoltà più elevate. Uccidendo i nemici si ottiene esperienza da spendere per sbloccare nuove mosse. Collezionabili sparsi per i livelli aumenteranno la propria energia vitale e magica o potenzieranno le armi secondarie. Il tutto molto classico. Il combattimento ha una buona fisicità ed è reattivo a sufficienza ed alcuni nemici forzano un approccio diverso dal solito. Purtroppo la varietà dei nemici non è delle migliori con i soliti 3-4 tipi che si ripresenteranno per la maggior parte del gioco.
Il gioco fa di tutto però per farvi fare cose nuove. Alternerà combattimenti a puzzle di ogni tipo, dai semplici “muovi gli oggetti per avanzare” a platforming vario con anche l’oramai classica scalata dei muri alla “uncharted” a puzzle bosses. Nulla che impegni sul serio la mente, ma il fattore novità ed imprevisto aiuta ad evitare la noia. Questo anche perché i livelli non sono mappe da esplorare in lungo ed in largo, ma sono livelli lineari, che hanno si segreti nascosti nei loro angoli più bui, ma principalmente si attraversano da capo a coda senza pensarci troppo su. I Boss sono particolarmente belli e spettacolari e vanno da duelli uno contro uno contro mostri comparabili a Gabriel a colossi di proporzioni ciclopiche da abbattere arrampicandosi su di essi. Nei DLC le cose si fanno ancora più inventive, con pi sezioni di puzzle e di combattimento singolari.
Le uniche note negative sono due: La prima è la presenza dei QTE, i Quick Time Events. Io li odio ed il gioco ce la mette tutta a metterli proprio quando non li vorrei tra i piedi. Non siamo assolutamente ai livelli di Ninja Blade, ma per i miei gusti sono un po’ tanti. Almeno sono ben fatti e poco punitivi. La seconda nota negativa è che il gioco puzza un po’ di derivativo, non è unico ed originale abbastanza e molte delle sue parti sembrano dei “lavori” per arrivare alla parte più bella, portandomi ad una sensazione di fatica, di star lavorando e non giocando.
Musica Maestro
Gli scorci, i paesaggi e le ambientazioni sono tutti bellissimi e soprattutto vari. Si passa da paludi a bellissimi castelli sia tra i giacchi che in territori più felici, con derive steampunk a tratti, fino a posti più magici e vivi, ed altri ancora più abbandonati dove risiedevano antiche civiltà. Ma la vera star a mio parere è la musica. Oscar Araujo e la sua orchestra danno davvero un grande tocco a tutta l’opera. Non c’è un pezzo iconico che vi rimarrà impresso, ma le soluzioni musicali sapranno accentuare ogni singolo momento, rendendo il tutto sempre più epico.
Quindi, insomma, Castlevania nel 2010 è rinato con un buon gameplay di gioco d’azione mescolato con puzzle games che sa intrattenere e che offre boss fight spettacolari, ma che soffre un pelo di effetto fatica, accompagnato da una buona presentazione audiovisiva ma da una storia e personaggi davvero mediocri. Tutto sommato, poteva andare molto peggio ed alla fine del giro il gioco mi ha divertito e posso dire che porta bene il nome di Castlevania.
Stay Classy, Internet
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