Per tradurre bene, non bisogna Cannarsi



Vabbe', non volevo dire nulla sullo shitstorm di questi giorni sul nuovo adattamento italiano di Evangelion di Netflix ma, dio bestia, la situazione è talmente critica, che secondo me qualche punto fermo va messo.


Allora andiamo con ordine.
Qual è la vicenda? Netflix ha preso i diritti di distribuzione di Evangelion, serie anime cult di metà anni '90, ideata da Hideaki Anno. Purtroppo, non aveva i diritti sui vari adattamenti nelle varie lingue. Cosa fare in questi casi è semplice: realizzare un nuovo adattamento. Il compito per l'Italia è ricaduto su un gruppo di traduzione che aveva come scrittore Gualtiero Cannarsi. Il risultato è stato straordinariamente pessimo. Tutti si sono incazzati.

Chi sono io e come mi pongo sulla questione? Allora, io ho, come tanti studenti italiani liceali, passato 5 anni della via vita a tradurre versioni di greco e latino, ho studiato inglese fino ad avere un attestato di grado C2, ed ho usato le mie capacità linguistiche inglese-italiano per tradurre testi in proprio o per terzi, sempre in forma privata o sul mondo dello studio/lavoro e nel progetto di Astralis Forgotten Figthers, dove ero lo scrittore principale, scrivendo praticamente il gioco in entrambe le lingue. Già scrissi sulle traduzioni tempo fa, ma ora meglio mettere in chiaro il mio pensiero attuale. Sono inoltre un ingegnere e per me che una cosa funzioni, è abbastanza importante. L'autocompiacimento si trova nelle seghe, non in quello che si fa e che deve essere inserito nel mondo.
N.B: uso il termine traduzione in modo generico, non mi sto a dilungare e fare distinguo tra traduzione ed adattamento che è un'EMERITA CAZZATA ai fini di questa discussione.


Il mio punto di vista.

Allora. Dobbiamo farci una grossa domanda. A cosa serve una traduzione? 
Noi umani, per quanto possiamo sembrare stupidi e volubili, in realtà passiamo la maggior parte del tempo a cercare soluzioni a problemi. Di qualsiasi natura. Uno dei tanti problemi che la vita ci pone di fronte, è quello delle lingue. Ogni idioma è costruito un modo da essere ottimizzato per trasmettere la propria cultura e le due cose vanno a braccetto. Si sviluppano insieme. Saper passare da una lingua ad un'altra, vuol dire saper passare tra due culture diverse.

Se avete voglia di esplorare quanto sia potente una lingua in modo un po' fuori dagli schemi, consiglio di giocare a Metal Gear Solid V o di vedere il film Arrival.



Se io non conosco una lingua, se io non conosco un'altra cultura, ma ho bisogno di usufruire di un prodotto nato in questa realtà diversa dalla mia, ho bisogno di un sistema che mi permetta di comprendere. Ecco quindi che nasce la figura del traduttore, di qualcuno che sia in grado di prendere un prodotto in una cultura e trasporlo nella nostra. E quand'è che questa cosa funziona? Quando non si nota. Quando io, consumando l'opera tradotta, non mi accorga che sia stata tradotta. Quando tutto fluisce in modo naturale, come se fosse stata generata da un mio madrelingua. Se ad ogni frase, devo fermarmi perché c'è qualcosa che non va, non riesco ad entrare in sintonia con l'opera. Come chi invece l'ha vissuta nella sua lingua originale.

Possiamo provare a pensare, non so, ad una scala. A che serve una scala? A far cambiare al mio corpo elevazione senza incorrere in uno sforzo eccessivo. Quand'è che la scala funziona? Quando è dimensionata in modo che io raggiunga il mio scopo e non sia di alcun impedimento. Se facessi una scala con gradini così alti da dovermici arrampicare sopra, non starei producendo una scala. Ma un altra cosa.

Ecco quindi che, se la traduzione non adempie al suo scopo primario, non è una traduzione. È qualche altra cosa. Ma cosa? 
Il problema secondo me è tutto qui. Ci sono tantissime cose da considerare su una traduzione. Quanto e cosa sia giusto alterare, come meglio veicolare messaggi difficili da esprimere nella lingua di destinazione, come gestire i giochi di parole, come riprodurre determinati comportamenti sociali che sono accettabili in una cultura e non in un'altra... ma questo è lo step successivo della discussione. Tutto il casino su Apostolo e Angelo, non ha molto senso di sussistere. Perché è a valle. Noi lì non ci arriviamo proprio. Ci fermiamo ben prima.



Gualtiero stesso ammette che lui del pubblico se ne frega. Ma il pubblico è l'utilizzatore della traduzione. Proviamo ad immaginare qualsiasi altra cosa prodotta fregandosene dell'utilizzatore. Un'automobile senza sedili. Con un volante fatto a cloche di aereo, perché più bello. Con portiere che si aprono a W, rendendo difficoltosa la salita. Cosa viene fuori? Un'auto?
Però mi potreste dire: eh ma l'auto la crei da solo, qui si parte da una base. Ebbene, a questo punto, dobbiamo sempre rimetterci nell'effetto finale. Una frase scritta in italiano con la struttura grammaticale e lessicale più prossime al giapponese, genera nelle menti di un italiano la stessa cosa che la frase originale general nel pubblico originale? Perché per loro, parlare così, è normale. È la loro lingua. Non la nostra. Noi non stiamo più ottenendo ciò che l'autore originale voleva comunicare al suo pubblico o anche solo comunicare al mondo. Stiamo ottenendo una strana versione di google translate prima che diventasse furbo ed intelligente come oggi.
Sul serio, lo apprezzerete di più quando inizierete ad avere clienti che vi scrivono in norvegese, finlandese ed estone.


Quindi cos'è che Cannarsi sta producendo?
Ve lo dico io.
Arte.
Sta producendo arte.
Che come ogni arte, provoca intense emozioni in chi la assapora. Intensissime, a guardare l'internet.

Ecco, forse ho trovato il paragone perfetto. Le colonne. Anzi, le cariatidi, le sculture a forma di gnagna fuse con una colonna. Cannarsi è uno scultore. Adora costruire bellissime, fantasmagoriche, complicatissime cariatidi. Realizzate in un modo unico, inconfondibile. Che tutti ricorderanno nel panorama dei costruttori di cariatidi. Però poi, se le apri, noti che sono tutte vuote. Che non sono in grado di sopportare il peso del soffitto. Che crolla. Per quello, servono delle travi piene. più brutte semmai. Meno ricercate. Spartane. Ma funzionali.

E va benissimo così. Basta capire, che il mestiere dello scultore è ben diverso da quello dell'ingegnere civile. E vivere facendo una cosa, nei panni dell'altro, porta solo a spiacevoli equivoci.


Stay Classy, Internet.

Nessun commento:

Posta un commento

01 09 10