Rise of the Tomb Raider - Recensione


Piattaforma: PC(giocata)/One/PS4 Data di uscita: novembre 2015 (One)/Gennaio 2016 (PC)/Ottobre 2016(PS4).

Il primo reboot di Tomb Raider mi aveva lasciato un po' tiepido. Non mi aveva entusiasmato tantissimo. Però qualche buona idea c'era ed ho voluto dare fiducia a Crystal Dynamics per il sequel.



Crescita e cliché


Il primo Tomb Raider del 2013 era il nuovo inizio per la giovane archeologa. Dopo una naufragio si ritrovava in territorio ostile costretta a fare cose che non aveva mai fatto: cacciare animali per carne e soprattutto ad uccidere valanghe di uomini armati. C'è stata quindi, anche se per poco e con troppa separazione tra gameplay e storia a mio avviso, un'evoluzione del personaggio.
Fa piacere in ogni caso ritrovare qui una Lara che è stoica, combattiva e che non si lascia andare a mezze misure, uscita temprata dalla precedente avventura.
Anche la motivazione che mette in moto la storia si riallaccia all'avventura precedente di Lara. Dopo aver visto roba un po' strana semi-mistica nelle sue avventure nello Yamatai, si rende conto che le storie folli di suo padre potrebbero essere vere e quindi decide di dare credito alle sue ricerche e cercare quello che stava cercando lui: il Santo Graal. Beh non proprio quello, ma qualcosa di simile: la Sorgente Divina, in grado di dare vita eterna.
Lungo la strada incontrerà un'organizzazione malvagia che la vuole per se: la Trinità.
Se questa premessa vi sembra trita e ritrita, da Indiana Jones ad Uncharted, è perché effettivamente lo è. Nel gioco non c'è un'oggia di originalità, di colpi di scena, di voglia di fare qualcosa di nuovo o diverso. La storia, i personaggi... tutto scorre come l'acqua di una doccia sul proprio corpo. Sto scrivendo questa recensione poco dopo aver finito il gioco ed a malapena mi ricordo cosa diavolo mi dicevano gli NPC o anche che volto avessero.
Un videogioco però è più de suo semplice plot. C'è anche il mondo, gli npc, i dialoghi accidentali, i documenti ritrovati, le registrazioni audio di sopravvissuti, antiche reliquie del passato....
E questo Tomb Raider ha molto "lore", ha molta background narrativo, in grado di rendere più complessa l'intera chiave narrativa e fare luce su tanti eventi e sulla psicologia di diversi personaggi.
Però, se devo essere sincero, non ho mai avuto interesse ad approfondire nulla. Gli elementi messi in faccia al giocatore sono così basilari e poco interessanti che non invogliano a scoprire di più, convinti che dietro una registrazione o manoscritto si celi semplicemente un altro cliché.
Almeno il gioco non è più un "mettiamo Lara nelle peggiori situazioni possibili facendola soffrire", se non per la prima breve parte.
La storia principale dura sulle 12 ore ed è ben distribuita, se volete fare tutte le sidequest e raccogliere tutti i collezionabili, si può arrivare anche alle 35 ore.

Crafting, crafting ovunque


Il gioco si divide in due fasi distinte. Quella esplorativa e quella di combattimento. Parliamo subito della seconda: non è nulla di eccezionale. Lara può approcciarsi in modo stealth a molti incontri, ma il gioco non ha meccanica complesse per gestire questa fase, quindi mi sono ritrovato più spesso ad aprire il fuoco perché più pratico. Le armi da fuoco non sono tantissime, ma sono differenziate e svolgono egregiamente il loro lavoro. Alcuni nemici pesantemente corazzati possono sembrare un po' troppo spugna, ma in generale la difficoltà non è elevata. Solo che è tutto molto... ordinario. Ci si diverte a combattere, almeno a me piace sempre vomitare proiettili su nemici di ogni tipo, ma non ci sono elementi particolari in grado di generare memorabilità.
La fase esplorativa riempie la maggior parte del gioco ad unisce gli elementi di raccolta risorse, di superamento di barriere naturali e di risoluzione puzzle. La risorse sono rappresentate da legno, bulloni, bacche, fughi ed altro che si trova nell'ambiente e la caccia agli animali per la loro pelle. Queste risorse servono per migliorare il proprio equipaggiamento, offrendo buff sostanziali che fanno sentire la loro presenza quando si combatte. Raccogliere risorse è noioso dopo poco, ma è abbastanza indolore che anche giocando senza prestarci troppa attenzione si riescono ad ottenere dei miglioramenti tangibili nella propria performance nel mondo ed in battaglia e si genera un loop di soddisfazione efficace. Una volta migliorato il rateo di fuoco, la velocità di ricarica ed il danno del mio mitra, non vedevo l'ora di provarlo su nuovi nemici.
La parte di traversamento è quella che io di solito trovo molto noiosa perché sa di troppo guidato, con pochi punti dove c'è richiesto un certo tempismo. Devo dire che andando avanti con l'avventura, le volte nelle quali sono morto male perché non reagivo abbastanza velocemente mi han fatto ricredere sull'effettiva qualità del platforming in 3D. Ci sono sempre guide visive che vi mostreranno il percorso che si può intraprendere, non siamo in piena libertà di azione, ma l'ho trovato in generale più appagante dell'episodio precedente e ben integrato con le ambientazioni.
I puzzle sono generalmente intelligenti e si basano su muovere leve, abbassare o alzare il livello dell'acqua e su semplice fisica, ma Lara da spessissimo aiuti su come terminarli ragionando ad alta voce, quindi ci si ritrova con metà del pensiero o di più fatto dal gioco e non dal giocatore. Un peccato, visto che toglie una parte del divertimento nell'analizzare l'ambiente per capire come utilizzare gli oggetti per andare avanti. I migliori puzzle si trovano nelle tombe extra, dei minidungeon nascosti e lontani dalla strada principale che una volta completati donano nuove abilità a Lara.
L'arco è di nuovo centrale in ogni fase. In combattimento è un'ottimo strumento per uccidere in silenzio o per avvelenare o incendiare i nemici, mentre nella navigazione vi aiuterà tantissimo con le frecce con corda per creare passerelle, tirare leve ed azionare meccanismi, superare baratri e quant'altro e si potenzierà andando avanti con la storia.
Questo permette di fare del backtracking per scoprire segreti che non erano accessibili senza le giuste abilità.
Il mondo di gioco è diviso in regioni, che sono accessibili in modo continuativo senza caricamenti a piedi oppure si può usare un sistema di viaggio rapido. Ogni area ha molta da esplorare e delle missioni secondarie da portare a compimento, ma il gioco per come è fatto da un punto di vista narrativo tende a forzare l'approccio di "fai tutto in questa area prima di muoverti nella successiva", per poi avere alcune zone bloccate da potenziamenti che si acquisiscono tardi.... non offrendo però motivazioni concrete narrativamente per dover fare backtracking. Cozzano un po' i due aspetti, ma è giusto un appunto personale.
Insomma, nell'immediato, tra il saltare, andare a zonzo e risolvere enigmi il gioco diverte, anche se non c'è nulla che salta all'occhio.

Dannato VXAO

Graficamente il gioco non è un così grosso salto in avanti rispetto al precedente. Texture migliori, animazioni migliori, migliore illuminazione e capelli fantastici aiutano ma non fanno gridare al miracolo. Una 970 riesce a gestirlo a 60fps con dettagli alti in quasi tutte le situazioni sia in DX11 che in DX12, con un paio di location che invece risultano più pesanti del previsto, ma nulla che rovini il gameplay. Su console siamo sui 30fps. Il VXAO che nomino nel titolo è un effetto di occlusione ambientale disponibile solo in DX12 ed è un mangiarisorse non da poco, anche se l'effetto che produce è davvero eccelso e visibilmente superiore all'HBAO+. In questo frangente Tomb Raider si mette sulla cresta dell'onda del miglioramento visivo, visto che le tecnologie di occlusione ambientale, che generano le ombre indirette, sono quelle che danno l'illusione di trovarsi in posti veri invece che in paesaggi artificiali.
Da un punto di vista artistico il gioco convince. Anche qui, nulla che salta all'occhio, ma le location che si esplorano sono bellissime e ricche di storia. Montagne incontaminate, installazioni sovietiche, città perdute, catacombe.... tutto è presentato in modo realistico e naturale e la curiosità di vedere nuove ambientazioni e nuovi posti dimenticati dalla storia è forte. Lara poi è la solita gnocca, ed ho apprezzato il suo cambiare vestiti nel corso dell'avventura.




Rise of the Tomb Raider è un gioco servizievole. La storia è assolutamente dimenticabile, quindi se volete vivere un'avventura sotto quel punto di vista è evitabile, ma il gameplay solido e la varietà di ambienti realizzati con cura sanno intrattenere in modo competente senza troppe pretese. Da disinteressato alla serie con il suo primo episodio, ora sono moderatamente curioso per il prossimo capitolo.



Stay Classy, Internet

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01 09 10