Ridley Scott ritorna nello spazio. Ed Hollywood ritorna ancora una volta a salvare Matt Damon. Il registra britannico, malgrado abbia diretto robe del calibro di Alien e Blade Runner, in ambito fantascientifico aveva fatto un passo abbastanza falso con Prometheus. Sarà riuscito a scusarsi con questo The Martian?
Il film è basato sul romanzo del 2011 “L’uomo di Marte” di Andy Weir ed il film è una adattamento abbastanza fedele del cartaceo. Avendo una base molto solida dalla quale partire, fare passi falsi è difficile se ci si attiene al copione e non si svalvola troppo.
La storia è alquanto semplice: Ci troviamo “20 minuti nel futuro” con la missione Ares 3 che ha portato l’uomo su Marte. Una tempesta di sabbia più forte del previsto costringe gli astronauti a rientrare a casa prima del previsto. Mark Watney (Matt Damon), botanista del gruppo viene colpito da un’antenna staccatasi dalla base a causa della tempesta e viene creduto morto e quindi abbandonato sul pianeta rosso. Però è sopravvissuto e deve capire come sopravvivere su Marte fino all’arrivo della prossima missione programmata, Ares 4, anni dopo.
A questo punto parte la vera storia che si incentra sulla sopravvivenza estrema. Lo spazio ed i pianeti con atmosfera ridotta sono le cose più letali per noi. Siamo abituati alla nostra cara Terra, che ci offre conforto ed uno spazio dove vivere tutto sommato calmo e tranquillo e che abbiamo conquistato nei millenni a colpi di tecnologia. Su Marte, ogni errore può rilevarsi fatale. Qui assistiamo ad un film di stile Cast Away nello spazio, con un protagonista che sembra un Mac Gyver. La formula del videodiario inframezzata a momenti di azione normale, aiuta molto a creare una narrativa che coinvolge e che mantiene alto interesse in un’ambientazione mono personaggio. Mano a mano che il film incede, questa si intreccerà con la storia sulla Terra, con gli uomini della NASA impegnati a trovare soluzioni per riportarlo a casa. Il protagonista non si lascerà mai andare a derive mistiche o pazze, non si perderà mai d’animo e lotterà con tutto se stesso per cavarsela, ma non è infallibile e riesce sempre a mantenere un filo di ironia, il che lo rendono un personaggio molto più forte della media dei film hollywodiani di questo stampo, e riesce comunque a catturare l’attenzione e l’empatia del pubblico. Il resto del cast è un pastiche di attori. Abbiamo Sean Bean, Jessica Chastain, Sebastian Stan e Jeff Daniels tra i tanti. Il ritmo del film è ottimo e riesce a rendere tutti degli ottimi comprimari senza che nessuno abbia il sopravvento sull’altro e lasciando il ruolo di protagonista assoluto ma non solo, a dispetto delle apparenze, a Matt Damon, che fa un ottimo lavoro.
Straordinario come tutto il film non abbia stupidate e cliché hollywoodiani classici. Anzi ci sono un paio di sovversioni carine. Si vede che stiamo parlando di un’ambientazione moderna e realistica, con personaggi che fanno riferimento a qualche elemento di cultura nerd o contemporanea che strapperanno più di un sorriso.
L’accuratezza scientifica del film è a livelli altissimi. Lo scrittore al tempo fece un ottimo lavoro di ricerca e così per il film la NASA ha collaborato come consulente scientifico. Purtroppo ci sono alcune inesattezze dovute a scoperte su come funziona il clima di Marte fatte dopo la scrittura del libro che invalidano un paio di punti, ma tolto questo, tutto il film è radicato nella scienza più pura e cruda. Le soluzioni trovate ai problemi sono tutte logiche, pensate e sensate.
Abbiamo il sopravvissuto che usa tutte le sue conoscenze scientifiche per cercare di sopravvivere. Abbiamo la NASA a terra che deve districarsi nel suo ruolo di essere una organizzazione di ricerca ma anche un’entità pubblica che deve mantenere una certa immagine e reputazione ed ogni scelta deve essere pesata da più punti di vista. Un film che mostra quanto lo spazio sia veramente letale in ogni sua cosa e quanto sia dannatamente difficile lavorare. Mette in risalto le distanze spaziali, il lag luce. E che la determinazione unità alla propria conoscenza ti possono tirare fuori da ogni situazione. Niente sentimenti bizzarri come Interstellar che si inseriscono nella trama, ma semplici rapporti astronauti-famiglia con manifestazioni identiche a quelle che abbiamo oggi sulla ISS.
Finalmente l’Hard Science-Fiction ha trovato il suo esponente massimo nel cinema. Ed è The Martian. Consigliato a tutti.
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