Tuerm. Terra dei maghi.
In Centrafrica. Quando l'Africa divenne territorio occupato dalla Svuda in seguito
all’invasione aliena del 2014, il Tuerm ebbe un’evoluzione particolare. Una
magocrazia. I luoghi comuni legati ad una tale organizzazione si sciolsero come
neve al sole. I maghi erano sì arroccati nelle loro torri, edificate in grande
velocità in tutti i centri urbani ed avevano si formato una casta elite, ma la
popolazione viveva libera e negli agi di una magitecnologia d’avanguardia, con
un alto tasso di scolarizzazione. A discapito dei dubbi iniziali, ora il Tuerm è un odegli stati più avanzati della Terra ed una potenza a livello mondiale.
Il BOPD e le squadre di intervento speciali della crisi africana del 2029 ebbero già modo di confrontarsi con DH'O NASCJ MY HENTO, il capo di stato del Tuerm. Il trattamento ricevuto in quest’occasione è stato di accoglienza e collaborazione. La nuova seduta di investigazione è stata approntata in una stanza completamente schermata ed ottimizzata per la riproduzione psicometrica. Probabilmente una struttura unica al mondo, simbolo del grande potere del Tuerm e del suo vantaggio magico rispetto al resto del pianeta.
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I moti
indiani arrivarono veloci a Delhi. La guerra era letteralmente alle porte e la
città entrò nel panico più totale. Europei ed autoctoni cercarono di fuggire
mentre l’esercito locale iniziò la difesa.
Il
gruppo riuscì a farsi strada tra la folla, arrivando fino alle poche carovane e
carrozze rimaste. Le liquidità non erano abbondanti, ma uniti ad una spiccata capacità oratoria
riuscirono a guadagnarsi un viaggio in carrozza fino ad Aligarth. Due giorni e
mezzo di viaggio. Nel silenzio. Nel dolore. Nella preoccupazione. Nel dubbio.
Nella diffidenza.
Il
gruppo discusse la malsana idea di rubare la carovana per sé stessi. Molte voci
discordanti misero a tacere questa idea abbastanza velocemente, in quanto non avrebbe funzionato senza l'approvazione unanime. Una volta ad
Aligarth, c’era necessità di una soluzione. Un gruppo di pellegrini indiani accese lo spirito d'iniziativa.
Kumar
si scoprì un esperto oratore, riuscendo a pronunciare un discorso che stupì lui
stesso in primis. Il Gopala si unì all’invettiva riuscendo a radunare e
coordinare un numero elevato di seguaci. Gli raccontarono della loro missione
divina e di quanto fosse importante. Gli inglesi ammirarono esterrefatti. In
poco tempo tre carri ed un numero nutrito di seguaci divennero i loro compagni
di viaggio. Uno dei carri fu convertito ad altare, per ospitare il Gopala.
1300
chilometri di viaggio verso Calcutta. Una guerra alle spalle che avanzava
inesorabile. Un futuro incerto.
I
primi 200 chilometri passarono in tranquillità. Le vie vedevano il traffico abituale protagonista. La guerra ed il conflitto erano un distante ricordo. Saltuariamente qualche cavallo o carrozza sfrecciava ad alte velocità, forse per portare ordini o informazioni dal fronte.
Una
notte Kumar si alzò dal suo giaciglio di colpo, avendo l'impressione di essere osservati. Raccolse il suo revolver e si diresse verso la guardia notturna,
chiamandola. Non rispose. Si avvicinò e lo colpì sulla spalla. Nessuna
reazione. Lo afferrò e provò a girarlo per guardarlo in volto. I suoi occhi
erano senza vita, un portale verso l’abisso. Catturarono pienamente la mente di
Kumar. Ci vollero diversi secondi prima che dopo un forte respiro riuscì a
distogliere lo sguardo da quel corpo. Per allertare la carovana, sparò un colpo
in aria.
Percival
schivò per un soffio il proiettile. Intorno a Kumar c’erano tutti i suoi
compagni, increduli dei suoi movimenti aggressivi verso gli altri.
C’era
un qualcosa nel campo notturno. Gopala lo vide chiaramente. Un mostro,
orripilante. Pelato, con occhio iniettati di sangue. Delle mani artigliate. Una
postura elegante ma allo stesso tempo innaturale nelle movenze. Il suo spirito
bovino iniziò a manifestarsi per attaccare la creatura.
Dopo qualche istante di confusione, l’idea di un nemico invisibile fu realizzata da tutti, che iniziarono a sparare apparentemente a Gopala. I proiettili e le frecce si conficcarono nella carne del mostro, non raggiungendo il santone indiano. Uno squarcio si manifestò sul petto di Jyotirdhar. Il mostro però non decise di finirlo. Si spostò rapidamente dietro Mohit, gli disse qualcosa e svanì nell’aria.
Per il
santone indiano si trattava di un demone, sicuramente, ma la descrizione della creature portò Xander a classificarlo come un Nosferatu. Vampiro di origine Europea. Perché
era lì? Perché parlò al cacciatore Nepalese? Domande che impensierirono il
gruppo, ma che avrebbero trovato risposta in un’altra occasione.
Percival
rimase per tutto il tempo con l’arma puntata contro gli altri, non capendo cosa
stava succedendo. Un paio di indiani della carovana furono trovati drenati.
Dopo riti funebri, la carovana si rimise in viaggio il giorno successivo.
Oramai
avevano tutti smesso di contare i giorni. La carovana incedeva sempre più
lenta. La meta sembrava sempre più lontana. Le ferite di Xander si erano
largamente rigenerate, grazie alla sua fisiologia evoluta. La routine
quotidiana fu spezzata da un cavallo zoppicante, che trasportava un corpo
disteso sulla sua schiena.
Il
viandante era ancora vivo. Dall’abito e dai tratti somatici fu identificato come un prussiano.
Frugarono sulla sua persona prima di risvegliarlo. Unica arma una pistola scarica
e nessuna munizione. Nella sua borsa un sacco di cianfrusaglie.
Una
volta risvegliato, si dimostrò amichevole e ringraziò il gruppo. Il suo nome
era Jorg Heinrich, l’ultimo genito di una famiglia di nobili prussiani,
dimenticato dalla sua casata, si dilettava a girare il mondo per curiosità. Le
sue incresciose condizioni fisiche erano lo stato di un attacco da parte di
briganti. Percival intuì da solo che la storia non tornava. La verità arrivò il
giorno successivo, quando delle persone chiesero di perquisire la carovana in
cerca di una persona. La descrizione corrispondeva al prussiano.
Reece
Byrne era a capo di questi inglesi e con lui c’erano diverse persone armate. Il
gruppo decise di prendere le parti dell’europeo. Mohit lo nascose, mentre il
Gopala e gli indiani misero su una confusionaria manifestazione religiosa atta
a creare quanto più scompiglio possibile. La perquisizione non ebbe un esito
positivo. Il prussiano ringraziò enormemente il gruppo.
Il
viaggio fu tranquillo fino a Cawnpore. Jorg spiegò che più che briganti, erano persone interessate alla sua persona, perché aveva una marcia in più. Era un mago. Fece bere uno strano intruglio che rese possibile a tutti comprendere la sua lingua nativa. Indipendentemente da quale lingua parlasse, gli altri lo sentivano nella loro lingua nativa. Decise di seguire il gruppo fino a Calcutta.
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"Cavoli se i viaggi duravano un sacco in quell'epoca".
"Probabilmente meglio se sorvoliamo fino al loro arrivo a Calcutta".
"A giudicare da quel che c'è scritto poco dopo, hanno sorvolato anche loro. Cito testualmente: <<Porca puttana sto finendo l'inchiostro>>."
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