La pratica della psicometria è sempre stata una delle branche più affascinanti della disciplina psionica. Gli individui con questo potere sono molto rari e sempre stati infinitamente preziosi. Persone utilissime per scoprire ogni più recondito segreto, che venivamo prontamente rapite, torturate o uccise. In fondo, la conoscenza è potere e questo ha sempre corrotto la mente delle genti e smosso intere guerre e rivolte. Nei giorni moderni, ci sono tante attività che gli esperti di psicometria possono intraprendere senza avere una spada di Damocle sulla testa. Alcuni sono rinomati archeologi, che cercano di ricostruire in modo più accurato la nostra storia. Altri aiutano le forze dell’ordine nel risolvere i casi più complicati, diventando degli investigatori infallibili.
Come sia possibile questo
potere è ancora forma di dibattito tra le nuove scienze che si sono formate
negli anni. La magia non riesce a ricreare lo stesso effetto. L’ipotesi al
momento più gettonata è che alcune persone siano più in sincrono con il
subconscio collettivo della specie umana, che racchiude tutte le menti di tutte
le persone che hanno vissuto e che vivranno. Un oggetto, particolarmente legato
emotivamente ad un evento o una persona riesce a fare breccia in questo marasma
di emozioni e portarla a galla.
Molto spesso si pensa alla
psicometria come una sorta di tasto magico che tutto risolve, quando in realtà
la maggior parte delle persone riescono solo a percepire emozioni legate agli
oggetti e qualche rara visione, ma sempre dal punto di vista dell’oggetto.
Evelyn è una di queste
nuove figure professionali. Una timida figlia di una custode di un museo,
cresciuta in mezzo ad oggetti di ogni tipo del nostro passato, sembrava avere
una fervida immaginazione riguardo alle storie degli oggetti in mostra. Famosi divennero i suoi racconti ai vari avventori
della struttura.
Fu recuperata da Anthony
dopo l’invasione aliena. Era sotto osservazione dal BOPD da parecchio tempo, ma
non era classificata come persona pericolosa e pertanto fu lasciata alla sua
vita, indisturbata. Divenne la sua spalla destra. Molto precisa, in grado di
direzionare le sue visioni. Ed ora le sue doti erano messe alla luce nel
migliore dei modi. Un diario. Scritto minuziosamente. Ogni parola era una guida
per le emozioni. L’aiuto magico di una
delle più potenti maghe che il mondo abbia mai conosciuto, o almeno così lei
ama definirsi, per aiutare la mente a funzionare al meglio.
L’unica speranza di
capire qualcosa. Di rivivere il passato per avere una speranza per il futuro.
Si unirono tutti in
cerchio, su dei comodi divani. Phoenix afferrò con la sua mano il braccio di Evelyn
ed altrettanto fece Anthony. Ilythirra si posizionò dietro la ragazza,
reggendone le tempie con le sue mani. Chiusero tutti gli occhi ed iniziò un
viaggio. Jack Nicholson rimase fuori dalla seduta. Si appoggiò ad una
finestra, guardando la caotica città sottostante.
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Delhi. 1857. In un
periodo storico importante. I moti d’India. La popolazione indiana, stanca dei
soprusi inglesi, si stava muovendo veloce per riprendere il loro territorio.
Delhi sarebbe stato il suo bersaglio successivo.
L’agitazione nell’aria
era palpabile. Gli inglesi erano terrorizzati, con la perdita della loro
sicurezza e superiorità. Gli indiani non sapevano da che parte schierarsi. Ma
c’era anche un’altra attenzione per Delhi. C’era qualcosa di importante,
sconosciuto ai più ma che attirava troppi sguardi.
Il destino di cinque
uomini si incrociò in quella città. Tutti attirati dalla stessa cosa. Tutti con
un’idea diversa. Chi in cerca di persone. Chi di soldi. Chi d’amore.
Tutti attratti alla
stessa zona. Tre edifici. Un paio di negozi, di vasi e tessuti, una casa. Uno
strano silenzio rispetto la resto della città. Poca gente. Voglia di fuggire
via. Eppure Percival Cock entrò spavaldo nel negozio. Neanche il tempo di
aprire bocca che il commesso cercò di mandarlo via. Negozio chiuso, stavano
giusto facendo l’inventario e capire cosa fare in quei tempi difficili.
Contemporaneamente Akshay
Kumar fece un’entrata estremamente più dinamica. Saltò da un tetto vicino su
quello del negozio. L’atterraggio fu eseguito con perizia, ma il rumore fu
sentito decisamente nel piano sottostante. Percival decise che fosse meglio
andarsene, vista la fatiscenza del locale.
Uscì, ma rimane sull’uscio a guardare
la strada.
Il commesso salì le scale, estraendo
un coltello, pronto a combattere contro l’intruso.
Kumar cercò di coglierlo
alle spalle, ma nella sua incredibile tracotanza pensò fosse estremamente più
interessante ruotare le canne della sua pepperbox prima di sparare. Il rumore
fu tale da far scattare d’istinto il commesso, che dimostrò una perizia da
combattimento maggiore del previsto, riuscendo a ferire con un coltello il
soldato indiano. Vantaggio effimero, cancellato da tre colpi di arma da fuoco
nel petto. Non abbastanza da uccidere, ma il commesso non era più in condizione
di combattere.
Gli spari si fecero
sentire. Entrarono tutti in allerta. Percival rientrò in negozio lesto e iniziò
a cercare cose utili, di valore. Il libro del registro vendite poteva essere
utile e se lo intascò.
Jyotirdhar Gopala fece il
suo ingresso sulla scena. Questo esile indiano emanava un’aura di potere e pace
contemporaneamente. Era sicuro di sé, fiero. Deciso. Forse troppo poco
flessibile. Entrò urlando. Allertato dagli spari, doveva prestare soccorso a
chiunque fosse stato eventualmente colpito da quest’arma. Dove, perché e quando
non era dato saperlo, ma la sua voglia di gettarsi a capofitto, ignorando il
buon senso, era invidiabile.
Percival riuscì a
direzionarlo sopra, visto che gli spari provenivano dal tetto. Appena il
santone superò le scale, il brigante si diresse veloce verso la porta. Sulle
scale Kumar e Gopala si incontrarono, ma contro ogni previsione, riuscirono a
lasciarsi andare pacificamente. Il malcapitato commesso era stato infilato in
uno dei vasi del terrazzo, impossibilitato nel muoversi e svenuto per le ferite
subite.
Gopala si mise al lavoro,
cercando di guarirlo con degli unguenti preparati dal suo ordine monastico. In
quel periodo la medicina stava facendo passi da gigante, ma non ancora in
India. Le cure si rivelarono essere peggiori delle ferite da proiettile, ed
avrebbero causato un’infezione letale a lungo andare.
Percival fu fermato
all’ingresso da Xander. Un figuro strano. Con una machera che copriva mezzo
volto. Con un’arma a metà tra un bastone, una spada ed una frusta. La sua
missione era molto personale e non aveva molto interesse negli altri. Percival
riuscì a convincerlo di non essere di interesse e si divincolò.
Kumar scese al piano
terra e mostrò il suo disappunto alla cosa. Il brigante inglese era la persona
losca! Si lanciò quindi all’inseguimento, mentre Xander andò sul tetto dal
santone e dal ferito.
La corsa tra i vicoli
della città fu forsennata e non senza sorprese. Kumar era fisicamente più
pronto, ma le stelle non erano con lui in quel momento. Percival riuscì a
prendere molta velocità ed il tentativo di fermare il pirata inglese lanciando
un’arma da fuoco fu vano.
All’improvviso, da un tetto limitrofo
Mihit Sinjali, cacciatore nepalese incapace di parlare, capace di esprimersi
solo a grugniti, si lanciò sull’uomo in corsa con l’evidente intensione di
placcarlo. Fallì miseramente, andando a schiantarsi rovinosamente, buttando entrambi
a terra, doloranti.
Kumar sopraggiunse ed
armi alla mano fermò Percival, lo legò e lo riportò al negozio. Entrando, trovò
Xander e Gopala con il corpo del ferito svenuto sul bancone, mentre cercavano
di portarlo dalle autorità per aiutarlo.
I battibecchi iniziarono
a salire, fino a quando non furono interrotti da un elegante uomo inglese.
“Mi avete fatto un favore
a tornare tutti qui da soli. Trovarvi ed uccidervi uno ad uno sarebbe stato
molto faticoso e dispendioso.” Sguainò una spada e si lanciò all’attacco.
Il loro avversario sembrò rilassarsi, come ad aver visto dei principianti, degli scappati di casa. "Forse vi avevo sottovalutato". Ed i successivi istanti non fecero nulla per cambiare la sua opinione. Kumar provò a liberare dalle corde Percival, pensando che quest'ultimo fosse disposto ad aiutare nel combattimento, ma il brigante inglese si diede alla fuga.
Malgrado l'emozione predominante era la disperazione, questa si canalizzò in determinazione per chi era ancora attivo. Kumar sfruttò il suo braccio ancora in funzione per estrarre ed usare la sua Colt Dragoon e far esplodere la mano dell'avversario facendogli perdere l'arma. Frecce trovarono il loro bersaglio, sulla schiena e sul piede.
L'uomo iniziò a ridere in modo convulso. "FUNZIONA! FUNZIONA!" urlò. La sua mano si stava rigenerando a vista d'occhio. iniziò ad avanzare spavaldo contro gli altri. Lo spirito bovino lo tempestò di colpi e Kumar esplose un proiettile sul volto dell'avversario, dilaniandolo. Il corpo sembrava continuare a rigenerarsi, fino a divenire un essere deforme e non funzionate.
Xander, il medico inglese con segni di licantropia, arrivato a Delhi alla ricerca di chi l'ha conciato così. Un potere che non ha voluto e che non sa come sfruttare. Non ha indizi, non ha un volto, solo poche informazioni confuse.
Dopo un giorno di recupero, le visioni di Jyotirdhar, ricondussero il gruppo nel luogo del misfatto. Oramai avevano capito che procedere insieme poteva essere positivo per tutti. Il cadavere dell'inglese non c'era più. I segni della battaglia però permanevano nella stanza.
Una porta, semiaperta, dava in un locale interrato.
La meta sembrava quindi chiara. Ma all'uscita dall'edificio, spari ed urla iniziarono ad echeggiare nella città. I Moti Indiani erano arrivati vigorisi ed all'improvviso.
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Phoenix staccò la sua
mano dal braccio di Evelyn. Riaprì gli occhi. Si alzò dal divano ed andò in
cucina a versarsi da bere. Dopo aver deglutito l’ultimo sorso, sospirò. “Ma è
mai possibile che il destino del mondo sia sempre in mano a degli scappati di
casa? Credo con questa gente abbiamo superato ogni limite immaginabile.”
“Sono però persone
interessanti! Diverse dal solito!” Disse Ilythirra, ridacchiando e
stiracchiandosi.
"Eh, porca puttana Ily. Quello più normale forse è Akshay Kumar. Cioè uno è un muto che si esprime in grugniti. Neanche la psicometria riesce a capire qualcosa di più andando a sondare le emozioni degli eventi".
"Ma questo era il diario custodito nella casa mascherata magicamente. Qualcosa vorrà pur dire no? Inoltre, direi che siamo diventati esperti nel guidare o seguire i gruppi più improbabili alla vittoria."
Jack interruppe il battibecco. "Vedo movimenti sospetti fuori."
"Di già?" Phoenix raccolse il suo fucile Beowulf appoggiato alla parete. "Dove vogliamo andare ora? Cambiamo stato?"
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