Piattaforma: 3DS Data di uscita: 13 Settembre 2013
Sono solito non comprare riedizioni e remaster. Quest’estate ho fatto qualche eccezione e tra la roba che sto macinando c'è finito questo qui.
Poche balle, dritto al sodo
I dialoghi con i demoni sono come al solito spastici |
L’originale Soul Hackers uscì solo in Giappone per Sega Saturn nel 1997 e poi per PS1 nel 1999. Come si può intuire ,questo remaster ha un minimo senso semplicemente perché il gioco non era disponibile prima del 2013 in lingua inglese ed nel nostro territorio. Il gioco è anche un seguito del precedente Devil Summoner, ma la storia è costruita in modo da risultare un nuovo capitolo che non richiede conoscenze precedenti per poter essere apprezzato. La versione per 3DS contiene delle migliorie sia di comodo che grafiche, ma forse l’aggiunta più apprezzabile è il doppiaggio di praticamente ogni linea di dialogo. Non è possibile scegliere la traccia giapponese, ma ho sempre trovato i doppiaggi inglesi di Atlus di ottima fattura.
La storia è ambientata nella città fittizia di Amani City, una città modello nella quale ogni casa è interconnessa al web. Il tono generale dell’ambientazione e dei temi è abbastanza cyberpunk, ma ha il solito spin alla SMT. Il protagonista è come per tradizione muto con scelte di dialogo decise dal giocatore, anche se in questo gioco non ci saranno molti dialoghi di contorno, ma generalmente di accettazione e commento missione, quindi non c’è una personalità del protagonista che può emergere nel tempo. È un qualcosa che si successivi giochi della serie han fatto meglio, ma qui siamo ancora in fase embrionale. È un bene allora che il cast di supporto e la storia siano godibili anche da soli. Voi fate parte di un gruppo di Hacker chiamati Spookies, con tanto di camion con il vostro bel logo stampato sopra. Nella città sta per aprirsi un nuovo mondo in realtà virtuale attualmente in beta chiusa. Con i vostri poteri di hacking riuscirete ad entrare e scoprirete una cospirazione di quelle tradizionali portate avanti con metodi tecnologici. È un po’ la solita roba degli SMT, ma qui ci sono meno lati grigi, non ci sono percorsi diversi per il protagonista, non c’è ambiguità: c’è una storia lineare, con cattivi ben definiti ed un mistero da scoprire. Il protagonista è l’unico in grado di evocare demoni dei buoni, quindi c’è un certo senso di esclusività e di troppo carico lasciato sulle vostre spalle, in quanto i comprimari rimarranno abbastanza laterali nell’azione. C’è meno coinvolgimento di gruppo ed è una storia a due protagonisti: il giocatore e la sua compagna di avventure Nemissa. Il tutto regge per un 15 ore che passano piacevolmente.
The see me crawling, they hating...
Le ambientazioni sono un po' spoglie |
La mancanza che si nota è quella del “press turn” ora usato in ogni SMT moderno. Il press turn consiste nell’ottenere azioni extra attaccando i punti deboli dell’avversario, ed è un sistema particolarmente tattico che impreziosisce un sistema a turni altrimenti molto basilare. I personaggi agiscono in un ordine dettato dalla loro agilità attaccandosi, difendendosi o usando abilità di supporto e via. La mancanza del press turn non si fa sentire perché c’è un altro elemento al suo posto: la natura e l’obbedienza dei demoni. Ogni demone ha un suo comportamento: abbiamo demoni Wild che preferiscono attaccare fisicamente, SLY che lanciano magie, Kind di supporto, Calm sempre pronti ad ogni evenienza e Dumb, di una stupidità folle. Ogni demone può ricevere due tipi di comandi diversi: GO e Command. Il comando GO sarà libero arbitrio al demone, che opererà secondo la propria indole. Command permette di dare ordini precisi, ma se un demone non è molto leale nei confronti del giocatore potrebbe disubbidire ed in casi gravi anche andare via dal party. La composizione del party quindi non è solo ottenere il demone con le statistiche migliori e con i migliori attacchi, ma anche quello con il miglior “cervello”. La morte del protagonista incorre sempre in un game over ed i punti di salvataggio non sono molti, quindi occorre proteggerlo al meglio.
Il cuore del gioco è quello di un dungeon crawler. Le mappe delle location sono divise in quadrati e sono avvolte dalla nebbia di guerra: andranno esplorate palmo a palmo con il rischio di incontri casuali ovunque. Ogni mappa però ha un elemento puzzle da risolvere. Si va da semplicemente eseguire azioni in sequenza a risolvere piccoli enigmi di attraversamento, aprendo e chiudendo strade o porte. Il processo è alquanto faticoso ed ostico, ma esistono dei modificatori che possono alleviare il problema. Si può decidere di vedere tutta la mappa fin da subito, oppure di abbassare la difficoltà del gioco. L’unica penalità è nel vostro orgoglio, il gioco non vi tratta in modo diverso se abilitate questi hack. L’unica pecca dei dungeon è che l’interazione con la mappa non sfrutta il touchscreen del 3DS. Potevano fare un lavoro simile alla serie Etrian o a Strange Journey su DS, ma han preferito lasciare l’interazione macchinosa dell’epoca PS1.
In fondo c’è quindi un gioco del passato che vi irriterà un po’ per la sua poca comodità rispetto ad oggi, richiede qualche pressione di tasto di troppo per navigare i menu e per gestire il proprio inventario ed i propri demoni, ma la storia è piacevole e si lascia seguire bene nella sua semplicità ed il gameplay base, di esplorazione e di battaglia rimane impegnativo, duro ed appagante e divertente tutt’oggi.
Stay Classy, Internet
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