La saga di Max Payne è une delle più belle, per via della sua unicità, nel look e nel feel e per la carica innovatrice che aveva con il suo primo episodio.
Quindi preparatevi ad un post massivamente grande. Perché io sono troppo pigro nel spezzarlo e perché credo ancora con una certa ingenuità che la gente sia in grado di leggere un articolo del genere dall'inizio alla fine.
MAX PAYNE 1
Max Payne 1 è il primo della saga. Sviluppato da Remedy Software e pubblicato da Gathering e 3D Realms su PC nel 2001 , poi è caduto nelle braccia della Rockstar per i vari porting su altre piattaforme.
Max Payne ha un posto speciale per me. Prima del 2008 non sono mai stato un giocatore PC serio. Avevo le mie console portatili e fisse. Per poter godere di Max Payne, andavo a casa di un mio amico e giocavamo insieme a questo gioco, sperimentando anche con mod varie. Non ricordo con perfezione che anno fosse, probabilmente qualche anno dopo l'uscita, visto che lui l'aveva ottenuto come CD da una rivista di computer.
Il gioco ci piaceva. Era violento, aveva un protagonista con una faccia buffa e c'era slow motion ovunque, e lo stile fumettoso degli intermezzi aveva un qualcosa di magico. Era difficile, tosto, con la gente che sbucava dal nulla.
Ora, rigiocarci con gli occhi da adulto, fa tutto un altro effetto, ma il gioco riesce a mantenersi in piedi.
Con Stile.
La storia è semplice, ma iconica.
Il poliziotto Max Payne ritorna a casa una sera e trova scagnozzi di non si sa chi a uccidere la moglie e la figlia appena nata. BUM!
Inizio col botto che portano il protagonista a cercare vendetta.
Inizia a lavorare sotto copertura, poi viene incolpato di omicidio e lui decide di risolvere il tutto sparando una mezza tonnellata di proiettili ai responsabili.
Con un finale quasi magico, Max riesce a macellare tutti i cattivi e a uscirne fuori come eroe, anche se i suoi comportamenti sono più quelli di uno psicopatico.
Il poliziotto Max Payne ritorna a casa una sera e trova scagnozzi di non si sa chi a uccidere la moglie e la figlia appena nata. BUM!
Inizio col botto che portano il protagonista a cercare vendetta.
Inizia a lavorare sotto copertura, poi viene incolpato di omicidio e lui decide di risolvere il tutto sparando una mezza tonnellata di proiettili ai responsabili.
Con un finale quasi magico, Max riesce a macellare tutti i cattivi e a uscirne fuori come eroe, anche se i suoi comportamenti sono più quelli di uno psicopatico.
La storia ha molti personaggi eccentrici, particolari, e sa quando prendersi seriamente o no.
Max Payne è il narratore dell'opera, dandoci costantemente una finestra nella sua psiche, nei suoi ragionamenti e nelle sue motivazioni.
Questo rende il protagonista complesso e sempre in primo piano.
Max Payne è il narratore dell'opera, dandoci costantemente una finestra nella sua psiche, nei suoi ragionamenti e nelle sue motivazioni.
Questo rende il protagonista complesso e sempre in primo piano.
Il gioco inoltre è intriso di riferimenti alla cultura nordica. Dalla droga Valhalla, alla società Aesir, ci sono tantissimi nomi sparati qui e lì.
Amati/odiati momenti di questo gioco erano i livelli "da impasticcato" come li chiamo io, dove si controlla Max nei suoi sogni/visioni ed aiutano ad esplorare la psiche del personaggio dando comunque controllo al giocatore.
Amati/odiati momenti di questo gioco erano i livelli "da impasticcato" come li chiamo io, dove si controlla Max nei suoi sogni/visioni ed aiutano ad esplorare la psiche del personaggio dando comunque controllo al giocatore.
In italiano la voce di Max Payne è data da Giorgio Melazzi ed è stata une delle voci iconiche per me dei videogiochi. Altri lo ricorderanno per il suo ruolo di Master Chief. Ora l'ho rigiocato in lingua originale, per coerenza con il terzo episodio, solo in inglese, e James McCaffrey fa anche lui la sua porca figura.
I primi sostituiscono i medikit per curare le ferite del protagonista, il secondo è una caratteristica portante del gioco.
I comandi base sono tipici per uno sparattutto in terza persona.
Ci si muove nelle 4 direzioni principali relativamente a dove si sta mirando, si spara con il mouse sinistro e via.
I comandi base sono tipici per uno sparattutto in terza persona.
Ci si muove nelle 4 direzioni principali relativamente a dove si sta mirando, si spara con il mouse sinistro e via.
Il tocco di classe è dato dal bullet time, che è una risorsa finita rappresentato da una clessidra. Con un semplice click del mouse destro lo si attiva e ci si muove e si spara al rallentatore.
Ma la parte più figa è data dal salto al rallentatore. Mossa utilissima ed abusatissima per poter fronteggiare i numerosi avversari, è spettacolarissima.
Il bullet time si ricarica per ogni kill. Questo, unito alle risorse limitate di medikit e munizioni, da al gioco uno stile tutto suo, che incoraggia a buttarsi nell'azione per rimanere in bullet time, ma allo stesso tempo di agire con relativa coscienza.
Ma la parte più figa è data dal salto al rallentatore. Mossa utilissima ed abusatissima per poter fronteggiare i numerosi avversari, è spettacolarissima.
Il bullet time si ricarica per ogni kill. Questo, unito alle risorse limitate di medikit e munizioni, da al gioco uno stile tutto suo, che incoraggia a buttarsi nell'azione per rimanere in bullet time, ma allo stesso tempo di agire con relativa coscienza.
L'arsenale a propria disposizione è vario ed iconico. Le doppie pistole Beretta sono oramai un simbolo del salto al rallentatore sparando.
L'anzianità del gioco si fa comunque sentire. Il personaggio è rigido nei movimenti, la risposta di armi e movimenti è un po' lenta, specie nel bullet time, le granate si devono prima equipaggiare per poter essere usate e non ha checkpoint, ma salvataggi manuali. Che è sia un difetto che un pregio, dipende uno da quanto spesso si ricorda di salvare (io spessissimo).
Il gioco è fantastico ancora oggi e dovrebbe essere giocato da tutti i giocatori "seri" (come piace dire alla gente di internet).
Questo gioco mostra già alcuni tratti tipici della Remedy, ovvero la presenza di Sam Lake (che qui da il volto a Max Payne) e programmi TV strambi.
Del gioco ricordi con piacere il momento nel quale Max capisce di far parte di un videogioco ed il locale Ragnarock. Del gioco ricordi con dispiacere la scena al ristorante dove esplode tutto a caso ed è un trial and error orrendo.
Il volto del primo Max Payne è indimenticabile |
MAX PAYNE 2
Dopo solo 2 anni dal primo Max Payne arrivò il secondo capitolo. Sotto bandiera Rockstar ora, il gioco è un altro capolavoro e riesce ad essere allo stesso tempo uguale e diverso dal suo predecessore.
The Fall of Max Payne. Letteralmente. |
Il livello di dettaglio è aumentato a dismisura e l'ambiente sfrutta il motore fisico Havok per creare tanti corpi ed oggetti che reagiscono al giocatore.
Non usato al livello di Half Life 2 (che uscirà un anno dopo Max Payne 2), ma rispetto a giochi moderni piena di roba statica, riesce a fare comunque effetto.
Questo arriva ad un prezzo. Le ambientazioni del gioco non sono molte, vengono spesso rivisitate più volte ed il gioco è più breve del predecessore. Se la mia run al primo Max Payne è durata 6.8 ore, quella del secondo si attesta alle 4.5 ore.
Il look di Max cambia, così come quello di molti altri personaggi. Le vignette rimangono e continuano a dare al gioco un bellissimo feel unico. Questo vuol dire che Sam Lake invece di dare il volto a Max, appare un po' ovunque nel gioco come "attore" su cartelloni ed in show televisivi.
La storia prende un turno un po' strano a mio avviso.
C'è sempre un cattivo da abbattere dopo che la propria vita è a rischio, sempre l'elemento delle cospirazioni, ma molta dell'attenzione del protagonista è rivolta verso Mona Sax, un personaggio che nel primo capitolo si incontra brevissimamente, ma che a quanto pare è riuscito a fare colpo su Max in quel poco tempo.
E vorrei ben vedere, è una topa.
In un paio di momenti del gioco si assume il comando di Mona Sax, per rivivere eventi sotto la sua prospettiva.
A livello di gameplay qualcosina è cambiato.
Ora il bullet time funziona in maniera leggermente diversa.
Durante esso le ricariche sono più veloci e cinematiche e usare il bullet time in modalità non in salto diventa una tattica buona anch'essa.
Più kill si fanno e più il tempo rallenta, rendendo alcune ripuliture di stanze estremamente fighe da eseguire.
Questi miglioramenti al gameplay rendono il gioco più fluido e per certi versi più facile.
Ora Max ha molti meno momenti morti dove è indifeso.
C'è sempre un cattivo da abbattere dopo che la propria vita è a rischio, sempre l'elemento delle cospirazioni, ma molta dell'attenzione del protagonista è rivolta verso Mona Sax, un personaggio che nel primo capitolo si incontra brevissimamente, ma che a quanto pare è riuscito a fare colpo su Max in quel poco tempo.
E vorrei ben vedere, è una topa.
In un paio di momenti del gioco si assume il comando di Mona Sax, per rivivere eventi sotto la sua prospettiva.
Sam Lake in una telenovela alla Elisa di Rivombrosa |
Ora il bullet time funziona in maniera leggermente diversa.
Durante esso le ricariche sono più veloci e cinematiche e usare il bullet time in modalità non in salto diventa una tattica buona anch'essa.
Più kill si fanno e più il tempo rallenta, rendendo alcune ripuliture di stanze estremamente fighe da eseguire.
Questi miglioramenti al gameplay rendono il gioco più fluido e per certi versi più facile.
Ora Max ha molti meno momenti morti dove è indifeso.
Altro punto a favore del gioco è quello della varietà. Spesso mette in situazioni leggermente diverse dal solito.
Come fornire fuoco di copertura con Mona a Max, avere degli altri personaggi che seguono il protagonista e lo aiutano negli scontri a fuoco e altre cose simili.
Arrivano spesso inaspettate e mantengono vivo l'interesse.
A differenza di titoli come Mass Effect, Metal Gear e vari, dove la canzone dei titoli di coda è unica, qui viene usata in diversi momenti. Viene suonata da degli scagnozzi al pianoforte, viene cantata da Mona e fischettata da altri personaggi.
Da questo gioco partirà questa partnership, che in Alan Wake diventa solidissima.
Come chicca di questo gioco, è possibile "vedere" in TV uno scorcio di una serie inventata dai Remedy, dove un doppleganger cattivo del protagonista è uno psicopatico killer in un mondo tenebroso chiamato Noir City.... Praticamente Alan Wake's American Nightmare.
Max Payne 2 risulta essere un titolo godibilissimo anche oggi, per via delle sue meccaniche eterne e del loro buon confezionamento.
Del gioco ricordi con piacere quando Max si ingroppa Mona, quando bisogna difendere Gognitti col vestito da pupazzo. Del gioco ricordi non dispiacere..... nulla.
MAX PAYNE 3
Dopo anni di silenzio e dopo che Remedy si era concentrata a portare avanti Alan Wake, ecco che nel 2012 finalmente arriva un nuovo Max Payne. Questa volta realizzato da Rockstar Vancouver (quelli dietro a Bully) e non da Remedy, la differenza si nota immediatamente.Il gioco è qualcosa di diverso. Utilizza gli elementi base della sua discendenza per darci un prodotto nuovo, rinnovato. Il risultato a mio avviso è un qualcosa di spettacolare ed è tutt'oggi lo sparatutto in terza persona più fisico ed intenso sul mercato.
Max Payne sembra una persona vera.
Tutte le sue animazioni sono contestuali e catturate in precedenza e tengono conto di un sacco di variabili. Il modo in cui tutti i corpi si muovo, reagiscono all'ambiente ed ai colpi di arma da fuoco ha dello straordinario.
Gli intermezzi a graphic novel sono spariti, rimpiazzati da filmati e stillshots fatti con il motore di gioco, tagliati però in stile graphic novel quando serve a creare un po' più d'atmosfera.
Il problema con questo approccio, non sta nella realizzazione o nello stile in se, ma nella frequenza.
I primi due Max Payne erano giochi dove principalmente si viveva il gameplay e si beccavano poche interruzioni qui e lì, quasi tutte concentrate a fine ed inizio livello.
Max Payne 3 invece è un costante cambiare tra azione di gioco e filmato in gioco, spezzando tantissimo una possibile esplorazione volontaria dell'ambiente da parte del giocatore.
I proiettili sono tutti realizzati fisicamente |
La varietà però è molto maggiore e si spazierà davvero molto tra le varie location. Stadi di calcio, favelas, stazioni di polizia, aeroporti ed ancora altro.
I combattimenti sono fantastici in Max Payne 3.
La reattività e precisione dei comandi è davvero ottima, così come i nemici, non tanto per intelligenza, ma per varietà e diversi tipi di intelligenza in base a che fazione appartiene l'avversario di turno.
Max lascia gli stati uniti dopo essere andato in pensione e si fa convincere (anche a causa di forze maggiori) a fare la guardia del corpo per un ricco brasiliano.
Partono rapimenti, richieste di riscatto, mini cospirazioni e tante morti e Max rimane sempre imbrigliato in tutto questo.
La vera storia però non sono gli eventi esterni che traspaiono, ma quelli interni.
Max passa gradualmente da alcolizzato e impasticcato ad una persona che vuole e deve tagliare con il passato per poter continuare ad andare avanti, nonostante tutto quello che gli succede intorno.
Il viaggio interiore del personaggio non è affatto male, soprattutto perché spesso si rende conto dell'assurdità di tutto quello che sta accadendo intorno a lui.
E malgrado tutte le tragedie durante la storia, il tutto si conclude con una nota positiva, differenziandolo dai primi due di molto, ma il finale è meritato, stando all'evoluzione di Max Payne.
Del gioco ricordi con piacere la giacca e pantaloni di Max, stropicciati e sgualciti quando è in modalità "negligenza da alcol". Del gioco ricordi con fastidio il Rockstar Social Club, con il suo comportamento buggoso. E che il bullet time ora è rappresentato da una barra e non da una clessidra.
Stay Classy, Internet.
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