L'Officio è un vecchio edificio cittadino. Il nome deriva dalla sua originaria funzione di ufficio, per svariate funzioni della prima città. Ora è usato come museo e per organizzare eventi vari tra nobili.
L'edificio era ben curato. Quando il gruppo si avvicinò alla struttura, c'erano solo degli inservienti a tenere in ordine il giardino e pulire l'edificio.
Aelar decise di usare i suoi poteri da druido per comunicare con le piante situate all'esterno della magione. La domanda era molto semplice: le tue radici sentono dell'aria, delle correnti, qualcosa di strano? Molte piante diedero risposte negative, muovendosi in maniera scomposta ma mogia. Una sola sembrò danzare nel vento, con un fare deciso. Tutti si chiesero cosa stessero osservando. Druidi elfici non erano proprio una visione comune in città e la capacità di parlare con la flora era ancora più rara. Aelar però aveva capito il giusto: una pianta aveva sentito qualcosa con le sue radici, indice che la struttura aveva dei sotterranei. Il che non sarebbe stato neanche così strano, in fondo una cantina è plausibile. Solo che l'Officio non aveva piani interrati ufficialmente.
Il gruppo entrò nell'edificio ed iniziò a rovistare furiosamente ovunque. Il custode della villa giustamente protestò, ma venne cacciato fuori, per intralcio ad un'investigazione ufficiale reale. Il gruppo trovò un meccanismo dietro un enorme quadro. Dyocanion con i suoi strumenti riuscì ad aprirlo. Delle scale si lanciavano nel buio. Dopo, un lungo corridoio che si chiudeva in una porta con di fianco delle statue a forma di drago. I sensi degli avventurieri percepirono trappole e le statue emanavano un'aura di evocazione. Le trappole vennero attivate volontariamente per scaricarle. Si parlava di frecce, quadrelli e giavellotti sparati dai muri, attivati da piastre a pressione. Le statue in fondo alla stanza vennero invece colpite con un incantesimo di frantumare. L'effetto non fu propriamente quello voluto. Le statue si spezzarono, ma detonarono in una conflagrazione magica che riempì l'intero corridoio. Solo riflessi veloci salvarono qualcuno dal pieno dell'esplosione, altri si ritrovarono particolarmente bruciacchiati.
Una scala a chiocciola portò il gruppo nelle viscere della terra, scendendo di parecchi metri. Si ritrovarono al centro si una struttura all'apparenza simmetrica, con quattro corridoi che davano su 4 portoni giganti tutti uguali. Non c'era un'indicazione, un qualcosa che possa dirgli dove andare. Tutti avevano però la sensazione di essere osservati. Thoryn decise di comprovare questa sensazione usando l'incantesimo di lettura del pensiero, per individuare menti di possibili osservatori. Purtroppo, appena la sua mente si allineò con presenze nella struttura, un fortissimo colpo di ritorno ruppe l'incantesimo e lo rese estremamente confuso. La sua capacità di concentrarsi e lanciare incantesimi era stata corrotta da questo effetto. Il messaggio era chiaro. C'erano difese magiche potenti nel luogo.
Decisero di recarsi in una sala a caso. Dopo aver aperto senza problemi l'immenso portone si ritrovano in quella che sembra una sala del trono. Un trono di dubbio stile si erigeva in fondo alla stanza, sovrastato da una gigante statua che dovrebbe rappresentare la morte. L'iconografia era abbastanza antica. La stanza non radiava auree magiche.
Mentre il gruppo stava ancora indagando, delle figure sembrarono apparire dal nulla ed attaccarono a sorpresa. Erano coperti dalla testa ai piedi, indossando una piccola mantella con cappuccio che copriva quasi tutti i loro lineamenti, lasciando solo gli occhi. Ognuno di loro era armato con due spade corte. Dyocanion venne colpito duramente e cade a terra, svenuto. Gli altri accusarono il colpo ma risponderono prontamente per combattere. Aelar evocò dei ragni per attaccare ed immobilizzare i nemici con le loro potenti ragnatele. Exagar utilizzò la sua potente voce draconica per rivitalizzare le ferite di tutto il gruppo.
Mentre il gruppo stava ancora indagando, delle figure sembrarono apparire dal nulla ed attaccarono a sorpresa. Erano coperti dalla testa ai piedi, indossando una piccola mantella con cappuccio che copriva quasi tutti i loro lineamenti, lasciando solo gli occhi. Ognuno di loro era armato con due spade corte. Dyocanion venne colpito duramente e cade a terra, svenuto. Gli altri accusarono il colpo ma risponderono prontamente per combattere. Aelar evocò dei ragni per attaccare ed immobilizzare i nemici con le loro potenti ragnatele. Exagar utilizzò la sua potente voce draconica per rivitalizzare le ferite di tutto il gruppo.
L'attacco a sorpresa colpì duramente, ma tolto il fattore sorpresa, in uno scontro frontale, il gruppo di avventurieri dimostrava essere un elemento nettamente più coriaceo ed in grado di arrecare parecchi danni in poco tempo. Dyocanion, ripresosi, fece uso della sua bacchetta delle meraviglie, riuscendo prima a portare oscurità sul campo di battaglia e poi sparendo dalla vista dei presenti.
Gli assassini caddero uno dopo l'altro. L'ultimo, oramai sfinito, fu placcato e catturato da Werzum.
Il momento di trionfo fu interrotto dall'arrivo dal portone di altri assassini. Quattro esattamente come quelli che avevano combattuto, cinque armati di balestra ed un campo in mezzo. Danneggiati dallo scontro ed in inferiorità numerica iniziarono a parlare.
Questa misteriosa gilda di assassini sembrava essere disposta a lasciarli andare, a patto di mantenere il segreto reciproco. Le parole del capo sembravano sincere, ma qualcosa non tornava a Toryel e Exagar. La faccenda puzzava. Dopo aver accettato la proposta ed aver iniziato ad incamminarsi verso l'uscita, il gruppo di avventurieri lanciò un attacco a sorpresa, aprendo il fuoco con la bacchetta delle meraviglie.
All'urlo di "PALLA DI FUOCO" di Dyocanion, la bacchetta lanciò un fulmine in mezzo alle linee nemiche, infliggendo ingenti danni. Rimasero tutti basiti nel vedere la bacchetta lanciare una magia finalmente utile allo scontro. Certo l'incantesimo non era una palla di fuoco, ma l'effetto è stato estremamente simile. E l'illusione si sciolse come neve al sole. Molti degli assassini scomparvero alla vista, illusioni per far pensare di essere in un numero maggiore della realtà. I veri erano solo una frazione. Due assassini da corpo a corpo, il capo e due balestrieri. Uno di loro aveva preso fuoco, con le sue urla che riempirono il corridoio, rimbombanti.
Exagar si lanciò nel mezzo lanciando il suo incantesimo d'onda elettrica, seguito a ruota da attacchi di tutti gli altri. Un povero balestriere, finito a terra fu fracassato dal maglio del Dragonborn. Il presunto capo fu dilaniato da una carica di Werzum, in preda all'ira e carico di energia sacra.
Bhor placcò un nemico e gli fece perdere i sensi menandolo fortissimo nello sterno.
Tutti i nemici morti nel giro di un istante. L'unico sopravvissuto si dimostrò collaborativo e spiego quanto possibile agli avventurieri. Molti degli assassini importanti erano via in svariate missioni, per questo erano pochi ad essere rimasti alla base. Sfruttando un anello preso dal cadavere del capo, si fecero strada nella stanza dei contratti. La stanza irradiava un'aura magica fortissima che bloccava ogni tentativo di analisi magica approfondita. Ma il resto sembrava molto normale. C'erano contratti che risalivano alla guerra contro i demoni fino ad arrivare ai più vecchi, di 712 anni fa, prima dell'apertura del portale. L'attenzione era però riposta all'ultimo. Assassinio per bersaglio: Paoleo Gentilenzi, firmato dai Polani. Dai figli della famiglia. Era la prova che stavano cercando.
Thoryn uccise l'assassino, con dispiacere di Werzum ed Exagar, che preferivano portarlo dinanzi ad una corte di giustizia o lasciarlo andare.
Il gruppo riuscì ad incontrare finalmente il re. Era a letto, non riusciva a parlare. Il tramite era il suo ciambellano, che prese subito in carica il compito di catturare i Polani per questo assassinio. Il gruppo raccontò della profezia, tralasciando il fatto di avere con se la chiave per risolvere tutto. Chiesero un esercito per affrontare una spedizione nelle terre demoniache per chiudere il portale.
Mentre il Re ed i suoi consiglieri discutevano sulle modalità del da farsi, al gruppo fu concesso l'accesso alla biblioteca reale, per trovare qualche informazione in più.
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