Può un'idea un po' stupida prendere così tanto piede da evolversi e diventare un gioco completo? A volte si, come per Evoland 2.
A Slight Case of Spacetime Continuum Disorder
Tra le cose che mancavano all'originale era una storia che legasse il tutto. Ecco quindi che questa volta ci ritroviamo con una storia molto classica per le mani: eroe protagonista con amnesia e dal nome scrivibile dal giocatore, incontra party di personaggi colorati e con i loro conflitti personali e viaggerà nel tempo per evitare l'accadimento di cose terribili. Nulla di straordinariamente nuovo sotto il sole, ma il punto è proprio quello. Ci sono un paio di colpi di scena carini ed il gioco lascia molti aspetti non detti chiaramente per lasciarli comporre al giocatore. Si è passati dalle 2 ore del primo Evoland a ben 13 ore di questo sequel e la storia regge bene per tutta la durata. La parte più bella per me sono i continui rimandi a di tutto di più. Da Star Wars a Dragonball, a tanti altri videogiochi. Il tono generalmente ironico inoltre è ben adatto.
Il vero punto di forza del gioco questa volta è la grande varietà del gameplay, questa volta non solo una mera imitazione di altri giochi, ma abbastanza strutturato da potersi sostenere da solo ed essere divertente. Il cuore centrale rimane quello di uno Zelda. La visuale a volo d'uccello riprende l'azione del giocatore intento a muoversi in ambienti costruiti a "stanze", dove combattere contro nemici sulla mappa e risolvere enigmi per progredire nella storia.
Il punto di forza del gioco è quello di sfruttare tre epoche storiche per passare da visuale a 8bit, una a 16 bit ed una in 3D per ricombinare ambienti, enigmi e sfide. Inoltre il gioco inietta al suo interno un quantitativo di meccaniche provenienti da tantissimi giochi storici.
Il vantaggio di questo approccio è che nonostante la relativa semplicità di ogni singola meccanica, la varietà delle stesse rende l'avventura sempre "nuova", fresca.
Ci saranno anche puzzle da risolvere alla Layton! |
In realtà si potrebbe parlare a fondo di ogni singolo dungeon, di ogni singola fase, di ogni singola meccanica usata, ma ne uscirebbe un papiro inutilmente lungo.
Un gioco costruito su strutture e meccaniche di titoli ben più illustri, che riesce ad essere contemporaneamente un omaggio ed a reggersi da solo proprio per il suo aspetto combinatorio. Non troverete nulla di rivoluzionario, ma se siete giocatori di lunga data, dovreste trovarlo almeno piacevole.
Stay classy, Internet.
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