Giochi Fuffi: Mario nei giochi di ruolo!


È da un po' che non riesumo questa rubrica. In questi giorni, non so esattamente perché mi sono messo a ripensare ai videogiochi di ruolo di Super Mario, tutti accomunati da un unico tratto: sono fuffissimi. Poteva finire in una retrospettiva, ma ho preferito metterlo fuori da quella rubrica perché spazio tra più serie.

Gamesweek 2015: Code e bambini nabbi

Bene, la Gamesweek 2015 è arrivata e passata, io ed i miei amici ci siamo stati il giorno sabato 24 e qui vi racconto un po' come è andata!

Tales from the Borderlands - Recensione

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Piattaforme: Android/iOS/PC(giocata)/Xbox One/360/Ps3/Ps4 Data di uscita: 25 Novembre 2014 (1° episodio) – 20 Ottobre 2015 (5° episodio)
Negli ultimi anni la Telltale ha avuto un aumento delle proprie produzioni, su franchise sempre più importanti. Trono di Spade, Walking Dead, Fables addirittura Minecraft. L’annuncio, più di un anno fa, di fare una serie sul gioco Borderlands colpì un po’ tutti di sorpresa. Un’avventura grafica su una serie sparatutto? Come potrà mai venire fuori?
Diverso sviluppatore, stesso stile
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vi affezionerete a questa banda di disadattati
Borderlands in principio era un’ambientazione abbastanza piatta. Si c’erano personaggi strani e quant’altro, ma era tutto un po’… sommesso, umile. Con Borderlands 2 lo scrittore principale è diventato Anthony Burch ed ha infuso tutta l’ambientazione con il suo stile, che o si odia o si ama. Più che Borderlands era diventato MEMElands secondo alcuni. Io faccio parte delle persone che ha adorato tutto il colorito cast di personaggi, che risultavano essere allo stesso tempo divertenti, strambi e tragici. In questo Tales from the Borderlands troviamo altra gente a gestire lo script ed il risultato è magistrale. Il tono generale dell’ambientazione viene mantenuto, compaiono personaggi dai giochi precedenti con le loro personalità intatte e i due nuovi protagonisti, Rhys e Fiona sono a dir poco fantastici.
La storia è un continuo colpo di scena. Inizia in medias res, con i nostri protagonisti catturati da un losco e misterioso figuro e costretti a raccontare la loro storia fino a quel punto. Questo porta anche all’uso della tecnica del “narratore inaffidabile”, spesso solo ai fini di scatenare ilarità nel giocatore. Questo sistema mantiene elevata la narrazione in quanto c’è curiosità nel voler seguire gli eventi non solo per gli eventi stessi, ma perché si sta cercando di ricostruire una vicenda fino al punto finale, che non sembra affatto piacevole.
La qualità dei dialoghi e la complessità della trama è davvero ottima, ora come ora mi viene da dire che è il miglior gioco della Telltale sotto questi punti di vista. Come negli altri casi c’è un rispetto ed una comprensione del materiale di partenza e da fan di Borderlands posso attestare che questa serie rende giustizia al 100% alla saga e la eleva verso nuove vette.
Le vicende seguiranno come ho già detto Rhys, un impiegato dell’Hyperion, e Fiona, una truffatrice. Si parla ancora una volta di una Cripta che deve essere aperta. Qualcuno sta vendendo una chiave per aprire questa cripta e qualcun altro nell’Hyperion è interessato per impossessarsi dei tesori al suo interno. Si parte da un incontro un po’ clandestino per gestire la compravendita e si finirà…. un po’ ovunque. Dire davvero di più è un grandissimo crimine, in quanto tutta la potenza della storia si basa sullo stupire costantemente il giocatore. Vi posso solo dire che sarà un bel turbinio di ogni tipo di emozioni e che sconvolgerà non poco lo status quo di Borderlands da come l’avevamo lasciato sul finale del secondo capitolo. La mescolanza di humor e violenza tipico della serie è inalterato e a volte i cambi di tono ed umore potrebbero risultare troppo repentini per i non familiari con la saga.
Il gioco si svolge in classico stile Telltale, quindi si camminerà un poco per le ambientazioni interagendo con l’ambiente circostante, poi tanti dialoghi con scelte da parte del giocatore con un timer, e QTE nelle scene d’azione, che in questo gioco sono un po’ più del solito. Ognuno dei due personaggi principali ha delle abilità particolari ed alcuni elementi di gameplay unici, ma sono sfruttati abbastanza raramente ed arriverete all’episodio 5 che ve ne sarete completamente scordati. Hanno la loro utilità nell’immediato, ma sono fondamentalmente inutili se si guarda tutta l’avventura.
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in certi momenti l’avventura assume toni super grim e splatter
La storia si plasma in base alle vostre scelte ed il gioco mantiene un buon livello di illusione di scelta. Nel finale vi ritroverete scelte che pensavate fossero morte molti capitoli indietro ad influenzare determinati aspetti, cosa che fa sempre piacere.
I titoli di testa sono da fuori di giri
Presentazione grafica sul solito livello buono dei giochi Telltale, che devono girare su ogni piattaforma in commercio. Il tratto grafico è praticamente quello adottato da Gearbox per Borderlands 2, con un po’ di mix di Telltale, in particolar modo per i nuovi personaggi. A livello musicale troviamo alcune song di Borderlands e l’enfasi sulle scene d’azione da davvero da fare ai ragazzi della regia e le scene sono tutte davvero ben fatte da un punto di vista stilistico. I veri pezzi forti sono le scene dei titoli di testa dei vari episodi fatti in pieno stile Borderlands. Una canzone su licenza e scene in sintonia con la musica. La più bella in assoluto secondo me è quella del secondo episodio, sulle note di Kiss the Sky di Nino Mochella.
Fantastica storia interattiva. Pecca solo nel sottoutilizzare alcune meccaniche presentate al giocatore, ma per il resto, è davvero fenomenale. Se siete fan della saga non lasciatevelo assolutamente sfuggire. Se non masticate Borderlands, troverete comunque una storia che vale la pena essere seguita, anche se non coglierete i migliaia di rimandi.

Stay Classy, Internet

Cronache di Dedamista #4 - Assassini ed il solito "raggio che va nel cielo" perché non ho fantasia.


Ecco altre 2 sessioni riunite in una sola. La prima è molto di stampo investigativo, quindi è un po' difficile da riportare scritta, l'altra continua sullo stesso filone, ma si ristabilizza un po' su canoni più descrivibili. Quindi, ciancio alle bande, iniziamo!

Combattere nello spazio Parte 2 - Armi e loro uso in battaglia

Eccoci alla parte 2 della mia analisi del combattimento spaziale. All'inizio avevo pensato di fare tutto in un'unico post, ma la parte sulle armi ed il loro funzionamento stava diventando così pesante che ho pensato di spezzare la cosa in due.

Ora, siamo tutti abituati ai combattimenti spaziali PEW PEW alla Star Wars... ma in realtà, quali sono le problematiche attorno alle quali si deve lavorare per portate una nave a sparare la sua arma per distruggere l'avversario?

Vediamolo dopo il salto. Se avete perso la parte 1, leggetela qui.


Witcher 3: Hearts of Stone - Recensione


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Piattaforme: Xbox One / PC (giocata) / Ps4 Data di uscita: 13 ottobre 2015
The Witcher 3 è un gioco che mi ha entusiasmato non poco. Gli ho appioppato un 9,5. Nei mesi successivi sono arrivati DLC gratuiti, che hanno aggiunto nuovo equipaggiamento, nuove quest, nuovi vestiti, e tante patch correttive che hanno cercato di migliorare ancora il gioco su tutte le piattaforme. Più opzioni per l’hairworks su PC, maggiori prestazioni su console, font con maggior scalabilità, ribilanciamento e così via. Pochi giorni fa è uscita la prima espansione pagata. Come si rapporta al gioco completo?
Vecchie conoscenze e nuovi mostri
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Uno dei momenti migliori della DLC
La cosa più geniale di questa DLC è la sua flessibilità. Potete iniziarlo con un salvataggio da fine gioco, con uno in corso d’opera sia nel gioco normale che in NG+ oppure il gioco genererà un salvataggio apposta per iniziare questa espansione senza problemi, con un Geralt di livello ed equipaggiamento appropriato. Per curiosità e perché il mio salvataggio in NG+ era appena agli inizi, ho scelto l’ultima opzione. La questline, che parte a livello 30 e finirà sul livello 35-36, inizia andando semplicemente a leggere una bacheca che si trova nella locanda dei 7 gatti.
La nuova avventura si innesta quindi in maniera organica con il resto del mondo e della narrativa risultando molto naturale. La parte della mappa a Nord-Est di Novigrad e Oxenfurt viene espansa e ci sono nuovi villaggi, edifici e misteri da scoprire.
La questline inizia in modo tutto sommato semplice: un contratto per uccidere un mostro, una missione come tante. Non ci vuole molto però per far saltare tutto all’aria e la storia prenderà pieghe sempre più cupe, lanciandovi colpi di scena e nuovi punti di vista nelle vicende ad un ritmo costante, per tutta la sua durata di 6-7 ore. I momenti memorabili sono parecchi ed il gioco cerca sempre di farci fare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso, che non è stato fatto nel gioco principale.
Shani è la presenza femminile del DLC, vecchia conoscenza per chi ha letto i libri o giocato a The Witcher 1, dove era una possibile romance. Ma questo contenuto extra non si centra sulla sua figura, che ricopre il ruolo di comparsa, ma su Gaunter O’Dim e Olgierd von Everec, due personaggi eccentrici, carismatici e misteriosi che andranno a svelarsi ed a complicarsi al progredire dell’avventura. Dire di più sarebbe davvero un crimine, visto che la storia e le sue svolte sono così essenziali al godimento dell’espansione. Come sempre l’ambientazione di The Witcher pesca a piene mani nel mondo folklore dell’est europa ed alcune sequenze che possono apparire strane, hanno in realtà radicamenti proprio in storie popolari polacche. Il gioco presenta inoltre ottime boss fight, nemici con nuovi pattern di attacco ed una difficoltà degli scontri aumentata rispetto al gioco principale. Ho faticato non poco in alcuni frangenti anche a difficoltà normale ed alcuni boss mi hanno stupito per inventività e per presentazione.
Ok il prezzo è giusto
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I feels saranno potenti in voi una volta conclusa l’avventura
Oltre ad una storia principale ottima condita di nuovi personaggi stellari, il gioco aggiunge anche qualche attività secondaria ed un nuovo mercante, in grado di creare un nuovo tipo di potenziamento per le vostre armi ed armature, che si sostituiranno alle rune classiche. Nulla di trascendentale, ma alcuni di questi bonus sono abbastanza simpatici e invogliano alla sperimentazione. È anche un buon modo per investire i soldi per personaggi che ne hanno a valanghe.
Il costo della DLC è di appena 10€, 25€ se si considera il season pass. La cura con la quale tutti i contenuti sono stati fatti, la qualità e quantità, rendono il prezzo dell’espansione onesto. Il confronto con la Bioware è lampante. Le loro DLC per Inquisition per dire, durano di meno, costano di più e soprattutto fanno fatica a presentare nuovi concetti. Le DLC che si basano molto sulla mitologia interna e che continuano la storia sono di solito ottime anche se effimere. Quelle che dovrebbero rappresentare nuove idee o contenuti, finiscono spesso per risultare fiacche. Hearts of Stone è una DLC corposa, di spessore, che sa qual è il punto di forza del gioco: la storia, il mondo ed i dialoghi. I rimandi ci sono, ma non sono il fulcro, e le novità che mette in tavola sono succose tanto quanto le questline del gioco principale se non di più. Punta a stupire, divertire e proporre nuove sensazioni.
Personalmente, non sono mai stato così felice di aver speso dei soldi per un contenuto scaricabile. Ho ottenuto esattamente quello che volevo: ottimi dialoghi, storia affascinante, nuovi mostri da affrontare e nuove meravigliose location realizzate meticolosamente da esplorare. Le mie aspettative per la seconda DLC, Blood and Wine, sono salite di molto.

Stay Classy, Internet

Final Fantasy Type-0 HD - Recensione

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Piattaforme: PC(giocata)/PS4/XboxOne  Data di uscita: Marzo 2015 (console)/18 agosto 2015 (PC)
Final Fantasy Type-0 HD è un port di un gioco per PSP per le console next gen e PC. Uscito sulla vecchia console portatile Sony nel 2011 solo in Giappone, aveva un tono molto diverso dai soliti Final Fantasy: era cupo, sembrava più maturo e violento. Ha attirato molte attenzioni dai fan della saga in occidente e dopo 4 anni finalmente è giunto da noi.
Era davvero la perla che tutti attendavamo?
Toglieteli la parola!
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I 12 cadetti della Classe 0
La grande diversità con tutti gli altri Final Fantasy si nota fin da subito. Il gioco si apre con uno scenario di guerra, con la morte di soldati ragazzi, con una colonna sonora potente, un immaginario crudo e toccante. Poi arrivano i “soliti” bambini prescelti tipici della produzione culturale giapponese degli ultimi decenni, tutti di 16-17 anni, ma anche qui in un ruolo diverso. Almeno questa è l’impressione generale che da la prima mezz’oretta di gioco. Poi il resto è un continuo altalenare di toni e di occasioni sprecate. I 14 protagonisti principali sono tutti dei cliché ambulanti che nel tempo non si sviluppano mai, ma rimangono fedeli ai loro ruoli. C’è un motivo per questo, ma è nascosto e non sarà evidente nella vostra prima run. La narrativa principale è molto chiara: nel mondo di Orience ci sono 4 regni, ognuno con un cristallo che dona al regno poteri particolari che li rendono unici e si stanno facendo la guerra. Voi seguire 14 membri della Classe Zero, cadetti dai poteri fuori dal comune del dominio di Rubrum, che sono l’asso nella manica per risolvere la guerra. Al di sotto di questa guerra però c’è una storia nettamente più complessa ed affascinante. Il problema è che per scoprirla bisogna finire il gioco almeno 2 volte. C’è un compendio che si riempirà di informazioni, soprattutto durante la vostra seconda run e compariranno anche missioni nuove che daranno prospettiva nuova agli eventi. Ed anche dopo aver fatto tutto, qualche dubbio o punto scuro rimarrà comunque, visto che il gioco non è molto diretto nel comunicare informazioni e visto che alcuni personaggi, motivazioni ed eventi vengono toccati solo nella guida Ultimania del gioco e non nel gioco stesso. I momenti “cosa è successo al topo?” si sprecano, ovvero la storia introduce personaggi ed eventi per poi dimenticarsi di loro.
A questo senso generale di non chiarezza e confusione per gli eventi, si aggiungono dialoghi particolarmente atroci tra i personaggi, con alcune frasi che sembrano dei non sequitur. Davvero, prendono il premio “dialoghi peggiori del 2015 nei videogiochi”, almeno per quanto ho giocato io nel 2015. Il doppiaggio inglese altalenante non aiuta, ma sono proprio i testi ad essere oltremodo orridi. È davvero un peccato. Perché il finale è di una carica emotiva straordinaria ed il mondo è pieno e ricco di lore ed informazioni interessanti, ma il gioco vi mostrerà davvero poco nel suo decorrere naturale e bisogna spenderci più tempo del necessario, quindi si genere un rapporto di odio o amore nei confronti di tutto l’impianto narrativo. Nel mio caso, il primo ha prevalso sul secondo ed infatti ne sono uscito fuori non troppo convinto.
La telecamera, porca paletta, la telecamera
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Ogni regno ha una sua forte identità. I’impero di Milites usano Armature Magitek che strizzano gli occhi a quelle di Final Fantasy VI
Il sistema di combattimento è davvero molto bello. Parliamo di combattimenti in terza persona di vena action dove si comanda uno dei protagonisti direttamente ed altri 2 sono gestiti dall’IA, con i 14 cadetti tutti ben differenziati per comportamento in battaglia e sarete invogliati a provarli tutti nelle varie missioni del gioco. Attacchi normali si intervallano a magie classiche della serie e mano a mano che si sale di livello accumulando esperienza, si sbloccano svariate abilità attive e passive che permettono anche l’esecuzione di combo. Il perno del sistema di combattimento è però un sistema di “apertura” nella guardia nemica. Quando si ha un nemico in lock-on, apparirà su di esso un simbolo che indicherà la possibilità di uccidere istantaneamente o di infliggere gravissimi danni. Questo sistema è molto intelligente in quanto non premia tattiche di spamming, ma un’azione più moderata, atta ad aspettare il momento giusto. Il combattimento è molto letale ed i propri protagonisti sono particolarmente fragili. Non aiuta anche un sistema id progressione che incoraggia al griding tra una sessione e l’altra con possibili spike di difficoltà. L’unico vero, enorme problema del sistema di battaglia è la telecamera, che farà sempre e solo di testa propria, andando ad incasinarvi ogni singolo scontro. Anche cambiare da un bersaglio all’altro non è proprio immediatissimo e spesso farlo vi farà esplodere ancora di più la visuale.
Oltre ai combattimenti, c’è anche una componente sociale/esplorativa. Tra una missione e l’altra, avrete un numero variabile di ore in game che verranno spese in incrementi discreti, per parlare con persone dell’accademia della quale fate parte o per ingaggiare in una delle tante side quest che il gioco vi presenta ed andare a scoprire nuove scene filmate, nuovi momenti personaggio, informazioni del lore e nuove zone. Per certi versi ricorda un po’ il sistema degli Shin Megami Tensei Persona o Devil Survivor, per chi ha giocato a quelle saghe. C’è una mappa del mondo, ci sono i Chocobo e c’è un’aereonave.
Tutte le zone esplorabili però tradiscono la loro natura da gioco per PSP. Ogni area è divisa in un’infinità di segmenti minuscoli, intervallati da caricamenti, fortunatamente brevi, ma effettivamente spezzano non poco il fluire delle missioni. Purtroppo è una limitazione tecnica data dalla natura del port.
Un port è pur sempre un port
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La scuola dove spenderete il vostro downtime
Il port per certi versi è un bel lavoro, per altri no. I protagonisti principali hanno subito un facelift di qualità, con i modelli poligonali sostituiti da quelli usati nelle cutscene pre-renderizzate. Gli ambienti sono stati migliorati nell’illuminazione e la risoluzione maggiore aiuta a dare chiarezza a tutto, specie su PC con l’opzione di usare AA supersampling. Il problema però è uno: solo i protagonisti principali ed importanti hanno subito un ritocco dei modelli. Quindi capiterà molte volte di vedere su schermo personaggi con qualità estremamente diversa tra di loro che dialogano e l’effetto non è dei più piacevoli. Oppure è possibili inferrere l’importanza nella trama di determinati personaggi semplicemente dalle loro fattezze.
La colonna sonora invece è di ottima qualità e mescola temi classici della saga di FF riarrangiati in modo magistrale a temi nuovi dai toni molto epici. Promosso su tutta la linea.
È arrivata quindi la perla che stavamo aspettando? A mio parere no. Malgrado un ottimo combat system sporcato solo dalla gestione terrificante della telecamera, un mondo di gioco interessante e ben realizzato, c’è una storia bella in potenza ma presentata in modo confusionario e con dei protagonisti dai pochi e terribili dialoghi che sono delle macchiette. Se amate i JRPG digerirete questi aspetti senza problemi ed il gioco vi saprà intrattenere per quelle venti e passa ore o anche di più, se però non sono il vostro amore segreto, meglio virare su altri prodotti meglio riusciti sotto più aspetti.

Heroes of the Storm: finalmente un MOBA divertente


I MOBA sono oramai un genere che spopola nel mondo dei videogame e, a dispetto di quanto si potrebbe pensare, sono un genere solo per PC. Un genere giocato da un fottiglione di persone e dominato da un nome: LOL ovvero League of Legends. Negli ultimi anni un sacco di sviluppatori e publishers hanno provato a tirare fuori Moba, ma il mercato è saturo e dominato dai giganti dell'industria. Oltre a LOL abbiamo DOTA 2 della Valve ed il recente arrivato Heroes of the Storm della Blizzard tra i big players. Ovviamente da buon giocatore ne ho provati un po' e tra tutti, solo Heroes riesce a divertirmi. Come mai? Dopo il salto un buon post dove racconto un po' le mie esperienze con i MOBA.

Cronache di Dedamista #3 : Bandits No More


Eccoci qui in un altro resoconto della strana campagna di Pathfinder con 3 fissi e tanta altra gente rotante. Lo stile di lavoro mercenario unito a sessioni generalmente autoconclusive permette in modo molto facile queste entrate di ogni tipo.

Sopravvissuto The Martian - Recensione

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Ridley Scott ritorna nello spazio. Ed Hollywood ritorna ancora una volta a salvare Matt Damon. Il registra britannico, malgrado abbia diretto robe del calibro di Alien e Blade Runner, in ambito fantascientifico aveva fatto un passo abbastanza falso con Prometheus. Sarà riuscito a scusarsi con questo The Martian?
Il film è basato sul romanzo del 2011 “L’uomo di Marte” di Andy Weir ed il film è una adattamento abbastanza fedele del cartaceo. Avendo una base molto solida dalla quale partire, fare passi falsi è difficile se ci si attiene al copione e non si svalvola troppo.
La storia è alquanto semplice: Ci troviamo “20 minuti nel futuro”  con la missione Ares 3 che ha portato l’uomo su Marte. Una tempesta di sabbia più forte del previsto costringe gli astronauti a rientrare a casa prima del previsto. Mark Watney (Matt Damon), botanista del gruppo viene colpito da un’antenna staccatasi dalla base a causa della tempesta e viene creduto morto e quindi abbandonato sul pianeta rosso. Però è sopravvissuto e deve capire come sopravvivere su Marte fino all’arrivo della prossima missione programmata, Ares 4, anni dopo.
A questo punto parte la vera storia che si incentra sulla sopravvivenza estrema. Lo spazio ed i pianeti con atmosfera ridotta sono le cose più letali per noi. Siamo abituati alla nostra cara Terra, che ci offre conforto ed uno spazio dove vivere tutto sommato calmo e tranquillo e che abbiamo conquistato nei millenni a colpi di tecnologia. Su Marte, ogni errore può rilevarsi fatale. Qui assistiamo ad un film di stile Cast Away nello spazio, con un protagonista che sembra un Mac Gyver. La formula del videodiario inframezzata a momenti di azione normale, aiuta molto a creare una narrativa che coinvolge e che mantiene alto interesse in un’ambientazione mono personaggio. Mano a mano che il film incede, questa si intreccerà con la storia sulla Terra, con gli uomini della NASA impegnati a trovare soluzioni per riportarlo a casa. Il protagonista non si lascerà mai andare a derive mistiche o pazze, non si perderà mai d’animo e lotterà con tutto se stesso per cavarsela, ma non è infallibile e riesce sempre a mantenere un filo di ironia, il che lo rendono un personaggio molto più forte della media dei film hollywodiani di questo stampo, e riesce comunque a catturare l’attenzione e l’empatia del pubblico. Il resto del cast è un pastiche di attori. Abbiamo Sean Bean, Jessica Chastain, Sebastian Stan e Jeff Daniels tra i tanti. Il ritmo del film è ottimo e riesce a rendere tutti degli ottimi comprimari senza che nessuno abbia il sopravvento sull’altro e lasciando il ruolo di protagonista assoluto ma non solo, a dispetto delle apparenze, a Matt Damon, che fa un ottimo lavoro.
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Straordinario come tutto il film non abbia stupidate e cliché hollywoodiani classici. Anzi ci sono un paio di sovversioni carine. Si vede che stiamo parlando di un’ambientazione moderna e realistica, con personaggi che fanno riferimento a qualche elemento di cultura nerd o contemporanea che strapperanno più di un sorriso.
L’accuratezza scientifica del film è a livelli altissimi. Lo scrittore al tempo fece un ottimo lavoro di ricerca e così per il film la NASA ha collaborato come consulente scientifico. Purtroppo ci sono alcune inesattezze dovute a scoperte su come funziona il clima di Marte fatte dopo la scrittura del libro che invalidano un paio di punti, ma tolto questo, tutto il film è radicato nella scienza più pura e cruda. Le soluzioni trovate ai problemi sono tutte logiche, pensate e sensate.
Abbiamo il sopravvissuto che usa tutte le sue conoscenze scientifiche per cercare di sopravvivere. Abbiamo la NASA a terra che deve districarsi nel suo ruolo di essere una organizzazione di ricerca ma anche un’entità pubblica che deve mantenere una certa immagine e reputazione ed ogni scelta deve essere pesata da più punti di vista. Un film che mostra quanto lo spazio sia veramente letale in ogni sua cosa e quanto sia dannatamente difficile lavorare. Mette in risalto le distanze spaziali, il lag luce. E che la determinazione unità alla propria conoscenza ti possono tirare fuori da ogni situazione. Niente sentimenti bizzarri come Interstellar che si inseriscono nella trama, ma semplici rapporti astronauti-famiglia con manifestazioni identiche a quelle che abbiamo oggi sulla ISS.
Finalmente l’Hard Science-Fiction ha trovato il suo esponente massimo nel cinema. Ed è The Martian. Consigliato a tutti.

Rainbow Six Siege Closed Beta - Impressioni


Ubisoft presentò un po' di tempo fa Rainbow Six Siege, nuova iterazione dello storico franchise. Il gioco è in dirittura d'arrivo il 1 Dicembre 2015 ed in questi giorni ha tenuto una closed beta per testare un po' l'infrastruttura online.
A disposizione del giocatori c'erano alcuni dei personaggi usabili nel gioco finale, 3 mappe e 3 modalità di gioco. Ho raccattato l'intera ciurmaglia di Nerdscrew ed abbiamo provato il gioco. Dopo il salto, le impressioni congiunte mie e del gruppo.

01 09 10