Kingsman - Recensione

Kingsman
Data di uscita: 25 febbraio 2015
Se c’è un’accoppiata regista – scrittore che stimo parecchio è quella di Matthew Vaughn e Jane Goldman. Hanno portato insieme su schermo X-Men – L’inizio e Kickass, film ispirati a fumetti a mio parere molto ben riusciti.
Con Kingsman ci provano ancora, andando di nuovo a pescare nell’immaginario del geniale scrittore di fumetti Mark Millar. Questa volta l’opera dalla quale si prende spunto è il fumetto “Secret Service”, una storia di crescita come Kick Ass, ma con sfondo agenti segreti in stile James Bond invece che supereroi.
La trasposizione cinematografica convince ed a mio avviso supera il fumetto, per via della sua aria molto più scanzonata e “cafona ma di classe”.
Quando arriva il secondo tempo?
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Che Classe, Che Stile, Che Inglese.

Anni prima dell’inizio delle vicende principali del film, l’agente segreto dell’agenzia Kingsman, Harry(Colin Firth), meglio conosciuto con il suo nome in codice Galahad, viene salvato durante una missione dal un suo compagno, che ci rimette la vita. L’agente segreto, dona al figlio del suo compagno morto una medaglia, con un numero da chiamare in caso di difficoltà.
17 anni dopo, il pargoletto di nome Gary “Eggsy” Unwin (Taron Egerton) è cresciuto e vive da gangster. Non lavora, si dedica a piccoli furti, frequenta brutte compagnie e sua madre è completamente devastata in una relazione rovinosa. Le circostanze, faranno incontrare Galahad e Eggsy. L’agente segreto lo prenderà come protegé e lo candiderà come nuovo agente per i Kingsman, per rimpiazzare il recente caduto Percival.
Già solo da questo scorcio sulla trama si dovrebbe intuire dove andrà a finire. La prima parte del film perde tempo a farci conoscere i personaggi ed a far fare il solito giro di strane prove difficilissime e crudeli a dei ragazzi per poterli far entrare a far parte di questa associazione di controspionaggio ad altissimo livello.
In mezzo a tutto questo si infila l’altro intreccio narrativo, che vedrà i Kingsman sventare un piano malvagio degno dei classici cattivi dei film di James Bond. Queste parti sono più vicine alla spy story ed alternano fasi di assimilazione di informazioni a brevi sequenze d’azione, che aiutano il ritmo generale, ma rimangono in sordina prima della metà film.
Una volta raggiunto il secondo tempo tutto esplode in un tripudio di azione, battute memorabili e combattimenti epici.
La scena chiave è un’azzuffata selvaggia tutti contro tutti, di un cinematismo notevole, che cavalca l’intero assolo di 4 minuti della bellissima Free Bird dei Lynyrd Skynyrd.
Da quel momento in poi il film gioca tutte le sue carte e tira fuori il meglio di se.
Prima di tutto, siamo gentiluomini
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Questa scena vi rimarrà impressa per la sua pura epicità.

Il vero punto di forza del film è nei suoi personaggi e nel suo stile.
I Kingsman sono degli agenti secreti in perfetto stile James Bond. Sono inglesi, hanno l’eleganza della giacca e cravatta, l’aplomb da nobile, i loro nomi in codice sono i nomi dei cavalieri della tavola rotonda capitanati da Artù (Michael Caine), equipaggiati con gadget tecnologici di ogni tipo ed in possesso di capacità marziali da Capitan America.
A loro si contrappongono in modo prepotente i cattivi, anche loro in un classico duo alla Bond.
Samuel L. Jackson è il geniale miliardario dell’informatica Richmond Valentine. Sia in versione originale che nel doppiaggio italiano ha un difetto di pronuncia che unito alla sua personalità eccentrica lo rende estremamente esilarante. Lui incarna molti aspetti della megalomania americana, dai modi di ragionare, al modo di vestire e di organizzare le sue operazioni in netto contrasto con i Kingsman inglesi, estremamente più composti e distinti. Valentine è un cattivo conscio del suo ruolo, vive in un mondo dove i film di spionaggio degli anni ’60 e ’70 sono esistiti e non esita ad uscire ed entrare nei ruoli cliché del genere.
Come suo braccio destro troviamo Gazelle (Sofie Boutella), una donna amputata bilaterale, che si muove sfruttando delle protesi di metallo, simili a quelle famose dell’atleta Pistorious. Hanno però un optional in più: sono dotate di due lame taglienti e Gazelle è un combattente letale, dotata di grandissima agilità e le sue coreografie di battaglia sono estremamente elaborate. E Boutella ha anche un bel fondoschiena, quasi magnetico.
Tante buone maniere, ma quando si tratta di menare le mani, si vede che dietro la regia c’è Vaughn. La violenza è esagerata e “tarantiniana”, identica a quella già vista in Kick Ass, ed in un paio di occasioni riesce a trasformare scene in teoria macabre e terrificanti in pura gioia audiovisiva. Ogni volta che si dispensa morte e distruzione, Kingsman lo fa con grandissimo stile e competenza.
Ma la vera chiave di volta è il tono generale. Con gli ultimi Bond con Daniel Graig e molti atri film di spionaggio o agenti segreti, si tendeva a prendersi un po’ troppo sul serio. Qui siamo di fronta ad una bella avventura scanzonata, scontata ma divertentissima e perfettamente conscia di cioè che vuole essere.
Consigliatissimo a tutti gli amanti dei film d’azione e spy-story. Una lettera d’amore ed allo stesso tempo una presa in giro di tutti i Bond movies, in perfetto equilibrio tra passato e presente, con tanta personalità e bellissime sequenze d’azione.
Stay Classy, Internet

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